Politica agricola «non pervenuta», in una regione senza assessore all’agricoltura da 7 mesi (e senza bilancio da 5). A sottolinearlo è il consigliere regionale Luca Braia, capogruppo Italia Viva – Renew Europe e Presidente della II Commissione Programmazione e Bilancio. La definisce una politica «che non sa guidare e non indica una direzione, non fa bene alla Basilicata». Un blocco nel quale il parlamentino lucano versa da mesi e vede il governatore Bardi «braccato dai consueti litigi tra i partiti di maggioranza che si contendono la delega». Per Braia il blocco di un comparto strategico per una regione come la Basilicata, unitamente all’impasse sull’approvazione del bilancio, costituisce una vera e propria «paralisi». Il risultato è quella che il consigliere di Italia Viva descrivere come una «autogestione degli uffici» che porta ad un accumulo di ritardi e alla perdita di competitività: «Sarebbe il tempo dell’anno in cui preparare il comparto alla nuova stagione per puntare sull’agricoltura sostenibile, introducendo le tantissime novità, parlando di nuova Pac e di prospettive – prosegue Braia -, lanciando bandi e misure, invece con il vuoto enorme creato da questa politica si rischia di complicare ancora di più la vita agli agricoltori lucani abbandonati al loro destino». E torna sulla questione del bilancio di previsione 2023/2023 che, sottolinea, «non fa scelte strategiche e non affronta le emergenze. Nessuna traccia per lo sviluppo del comparto, su temi nevralgici per l’agricoltura del futuro come la logistica, la ricerca e l’innovazione, la formazione. Che fine ha fatto il progetto della piattaforma logistica in Val Basento? Perché non vi è più nessun progetto specifico su agricoltura 4.0 in sinergia tra dipartimento, università e Alsia?». Per il consigliere «non è possibile andare avanti così, la Basilicata dell’agroalimentare – a cui si lega in maniera imprescindibile anche il comparto della ristorazione, dell’accoglienza e del turismo – dovrà tornare centrale nelle politiche regionali». In caso contrario, la conseguenza è una Basilicata «in affanno e smarrimento».