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Basilicata, l’allarme di Confartigianato: «Pil lucano in calo nell’anno 2023»

Il clima di incertezza contribuisce al progressivo deterioramento delle previsioni sul PIL lucano con un decremento tra lo 0,4 e lo 0,7% rispetto alla fase pre-pandemia (2019). È quanto ha evidenziato l’analisi territoriale proposta nel report dell’Ufficio Studi Confartigianato “Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese”. Con la ripresa post pandemia, stimata in relazione…

Il clima di incertezza contribuisce al progressivo deterioramento delle previsioni sul PIL lucano con un decremento tra lo 0,4 e lo 0,7% rispetto alla fase pre-pandemia (2019). È quanto ha evidenziato l’analisi territoriale proposta nel report dell’Ufficio Studi Confartigianato “Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese”.

Con la ripresa post pandemia, stimata in relazione al 2019, nell’annoi 2023 si rileva comunque un recupero con il PIL che è superiore dell’1,3% grazie al Centro-Nord, che cresce dell’1,8%, mentre il Mezzogiorno è in ritardo mostrando un calo dello 0,7%: nella tendenza che colpisce il sud, c’è la conferma anche del dato lucano.

Il report ha sottolineato come uno dei fenomeni che più sta contribuendo a raffreddare la ripresa è una crescita dei prezzi al consumo, che presenta «una intensità mai vista dalla nascita della moneta comune europea». A novembre 2022 l’inflazione cresce in Basilicata del +9,1%, mentre la media nazionale è dell’11,8%. Alla crescita dei prezzi sta contribuendo una dinamica mai vista dei prezzi dell’energia: i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili – voce di spesa che non comprende i carburanti per il trasporto – sono più che raddoppiati segnando a novembre il +130,1%. Sono undici le regioni che superano la media e, anche in questo caso, gli aumenti minori sono quelli di Basilicata (+90,8%) e Valle d’Aosta (+92,2%) ma sono anch’essi vicini al raddoppio.

Rosa Gentile, dirigente nazionale e regionale Confartigianato, ha ribadito come da molto tempo la confederazione auspica una revisione finalizzata a riequilibrare il peso del fisco sulle diverse dimensioni di imprenditori-utenti. «Per questo occorre, innanzitutto, eliminare definitivamente gli oneri di sistema dalle bollette elettriche delle imprese. L’azzeramento avvenuto nel corso del 2022 per effetto dei provvedimenti emergenziali dimostra che è un’operazione possibile e che va resa strutturale», ha dichiarato. Per la dirigente non è pensabile chiedere a un imprenditore passato dai 7mila euro mensili di bolletta del 2021 ai 14mila del 2022 di aggiungere, da quest’anno, anche circa 2mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico. «La corretta collocazione degli oneri generali del sistema elettrico non è nella bolletta, Confartigianato lo sostiene da tempo assieme ad Arera che lo ha nuovamente ribadito nel corso dell’ultima relazione annuale». La lucana ha aggiunto che le politiche pubbliche si finanziano attraverso il principio di proporzionalità della contribuzione rispetto alla capacità di produrre reddito. «Con l’attuale sistema invece, le piccole imprese alimentate in bassa tensione pagano non solo per loro stesse ma anche per le agevolazioni concesse agli energivori, una iniquità non più tollerabile che la deflagrazione dei prezzi dell’energia impone di risolvere in tempi rapidi». Da qui poi l’ulteriore indicazione: «Contemporaneamente va dato impulso alle energie rinnovabili, anche con una forte attività di sburocratizzazione specie dei micro-progetti per laboratori artigiani e pmi», ha concluso Gentile.

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