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Basilicata, fervono oramai i preparativi per il Carnevale lucano

Tornano quest’anno i carnevali lucani, dopo le edizioni sottotono, quando non del tutto annullate, degli ultimi due anni causa pandemia. D’altronde Carnevale vuol dire scendere nelle strade e mascherarsi, mescolarsi, rinnovarsi. Il contatto è necessario per creare quel rumore arcaico e dar corpo alle processioni che salgono alle chiese e riempiono le piazze e le…
Credits: Apt Basilicata

Tornano quest’anno i carnevali lucani, dopo le edizioni sottotono, quando non del tutto annullate, degli ultimi due anni causa pandemia. D’altronde Carnevale vuol dire scendere nelle strade e mascherarsi, mescolarsi, rinnovarsi. Il contatto è necessario per creare quel rumore arcaico e dar corpo alle processioni che salgono alle chiese e riempiono le piazze e le vie dei paesi lucani. Quello di Tricarico è uno dei carnevali più antichi, con le sue maschere di pizzi e stoffe bianche e nere e quei nastri colorati che si muovono nel vento, tintinnando di campanelli, a evocare riti di fertilità tra le vacche e i tori. Parte il giorno di Sant’Antonio, il 17 gennaio. Ne scriveva anche Carlo Levi, nel suo “Cristo si è fermato a Eboli”: «Andai apposta a Tricarico, con Rocco Scotellaro. Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, da un rumore arcaico, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva». Ne parlava da Aliano, altro comune delle aree interne che, tra l’argilla bianca dei suoi calanchi e il vento che vi soffia in mezzo, risale indietro nel tempo con i suoi riti carnacialeschi e le tradizionali maschere cornute, realizzate e dipinte a mano dagli artigiani locali della cartapesta, si rifanno a un rito antichissimo e profano: quello di Pan. Il loro aspetto è minaccioso e fa paura incrociarle lungo la Strada dei calanchi nella penombra delle brevi giornate invernali. Ci si lascia però ben presto trascinare dai ritmi dei festeggiamenti del martedì grasso, ammirando quei grandi cappelli a cono fatti di centinaia e centinaia di nastri colorati. Per farsi trascinare dall’unica festa dell’anno in cui ogni ruolo si sovverte e nulla è come sembra, l’appuntamento è dal 5 al 26 febbraio. A Satriano di Lucania, il 18 e il 19 febbraio, la foresta cammina: è uno degli ultimi ancestrali riti arborei ancora oggi conservati nella loro integrità. Si potranno ammirare i tre simboli di questa festa: Rumita (l’uomo albero), Urs e Quaresima sfilare. Nelle terre del silenzio, nei giorni di carnevale danze e canti prendono il sopravvento. In riti ben conservati al punto da trasformarsi in viaggi nel tempo.

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