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Basilicata, è polemica sul tema del “Dimensionamento scolastico”

Una vicenda importante come quella che riguarda il “Dimensionamento scolastico” non può essere lasciata in balia di decisioni che non vedono il coinvolgimento della massima assise regionale. È questa la principale accusa dei consiglieri regionali Mario Polese, Luca Braia e Roberto Cifarelli verso la squadra di governo Bardi, dopo l’approvazione del piano da parte della…

Una vicenda importante come quella che riguarda il “Dimensionamento scolastico” non può essere lasciata in balia di decisioni che non vedono il coinvolgimento della massima assise regionale. È questa la principale accusa dei consiglieri regionali Mario Polese, Luca Braia e Roberto Cifarelli verso la squadra di governo Bardi, dopo l’approvazione del piano da parte della Giunta regionale di Basilicata.

Una grave “dimenticanza” per l’esponente del Partito Democratico: «Alla data odierna, e contravvenendo all’articolo 58 comma 5 e 6 dello Statuto Regionale, l’atto deliberativo non è stato trasmesso alla Commissione regionale competente, né tantomeno al Consiglio, ma direttamente ed erroneamente all’Ufficio Scolastico Regionale che con decreto ha provveduto a rendere esecutivo il pronunciamento della Giunta», ha dichiarato Cifarelli.

Per gli esponenti di Italia Viva – Renew si tratta di una questione di rispetto delle prerogative dei Consiglieri, oltre che dei territori e delle loro istituzioni scolastiche: «Ora per non farci trovare impreparati alle scadenze del prossimo anno, in cui non saranno più garantite le deroghe ai comuni montani e alle scuole attualmente riportate per un biennio come normodimensionate, non va perso ulteriore tempo. Chiediamo, pertanto, che la questione arrivi all’attenzione del Consiglio quanto prima per evitare approssimazioni e confusioni anche normative», hanno specificato il vicepresidente del Consiglio regionale, Polese insieme al capogruppo di Iv -Renew, Braia.

A detta di questi ultimi, siamo dinanzi a un tema che vede molti comuni coinvolti, alle prese con l’annosa questione e con comunità che potrebbero vedersi aggregare istituti e plessi storici, anche alla luce del ripristino in primis del tetto minino di 400 studenti per i comuni montani, 600 per i comuni non montani che a partire dal 2024 si scontrerà con la più stringente norma nazionale. «Non si può più permettere che temi come questo non vedano delle discussioni più ampie e partecipate», hanno poi concluso.

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