Amendola, il centrodestra sta facendo della proposta di rinegoziazione del Pnrr uno dei suoi cavalli di battaglia. È un’ipotesi tecnicamente plausibile?
«È un’ipotesi senza senso. È un’affermazione che faccio con gli articoli del regolamento alla mano. Il Pnrr è un contratto che abbiamo fatto con l’Europa, grazie a cui l’Italia percepisce quasi 40 miliardi all’anno per investire in lavoro, servizi pubblici e tutela dell’ambiente. Stracciare questo contratto significa rinegoziare con la Commissione, il che vuol dire perdere tempo prezioso. In questo momento, con la crisi del gas, c’è soltanto bisogno di utilizzare quanto prima i finanziamenti europei, senza rischiare di sospenderli o di perderli. Un conto è la campagna elettorale, un altro è l’interesse nazionale. Se guardiamo all’interesse nazionale, andiamo avanti per la strada che siamo riusciti a imboccare con tanto impegno e duro lavoro».
E come la giudica sul piano programmatico?
«Lo trovo controproducente per l’Italia e contraddittorio per il centrodestra. Questo Pnrr è stato votato anche da Forza Italia e Lega che adesso vorrebbero ridiscuterlo, e qui c’è una profonda contraddizione interna ai partiti che compongono la coalizione di centrodestra: prima lo votano e poi lo vogliono ridiscutere. Un’altra contraddizione sta nel fatto che a livello europeo Fratelli d’Italia ha sempre votato contro il Pnrr, e ora invece punta proprio su quell’accordo per risollevare il nostro Paese».
Il governo è al lavoro per un nuovo decreto che aiuti famiglie e imprese a resistere al caro bollette. In che modo il Pd intende affrontare la crisi di approvvigionamento energetico?
«Le risponderò per punti. Primo, è necessario un tetto europeo al prezzo del gas. Secondo, per noi del Pd è fondamentale un nuovo contratto ‘bolletta luce sociale’ per microimprese e famiglie con redditi medi e bassi in modo da aiutare chi ha più bisogno. Terzo, per 12 mesi, un regime di prezzi amministrati per l’energia elettrica con il disaccoppiamento tra fonti fossili e rinnovabili. Quarto, il raddoppio del credito d’imposta per gli extra-costi energetici delle imprese così da dare respiro a quelle aziende che pagano di più la crisi. Quinto, un grande piano per le rinnovabili e per il risparmio energetico che sono la vera soluzione per il futuro».
Il leader di Azione Carlo Calenda ha proposto di sospendere la campagna elettorale per concentrarsi sulle misure contro il caro gas. È d’accordo?
«Ho rispetto per la motivazione di Calenda, ma non sono d’accordo per due ragioni. Sul piano concreto, il governo sta continuando a operare – come dimostra il decreto aiuti – quindi non è vero che non ci si stia occupando del problema. In secondo luogo, a mio modo di vedere, la campagna elettorale va fatta – con convinzione e senza perdere di vista l’obiettivo – per evitare che a gestire questa nuova crisi sia la destra, con le sue ricette fallimentari».
Dalla Campania scende in campo in Basilicata. Un’altra regione di quel Sud granaio di voti di cui spesso ci si dimentica dopo le elezioni. Come pensa di convincere gli elettori del contrario su temi come lavoro e infrastrutture?
«Si tratta di una regione in cui il meridionalismo ha espresso i suoi massimi esponenti, concepirla come un granaio di voti è un’offesa alla sua storia. Chiedo ai lucani un voto per il Pd perché è il partito che nella sua esperienza di governo ha risposto meglio ai bisogni della Basilicata. Tra Pnrr e Quadro finanziario pluriennale, arriveranno in questa meravigliosa terra risorse pari a due miliardi di euro, l’impegno è garantire che vengano utilizzate per il suo futuro. Credo che nessuno possa farlo meglio».