«Era andato via per lavorare. Non si può e non si deve morire di lavoro»: così, a Cirigliano, don Nicola Urgo ha ricordato Franco Cirelli, uno dei due operai lucani vittime di un’esplosione del deposito Eni di Calenzano, in Toscana. Parole simili a quelle che, a Sasso di Castalda, don Giovanni Conte ha usato per Gerardo Pepe, l’altro lavoratore lucano morto in Toscana.
Le cerimonie
Le esequie di Cirelli sono state celebrate all’esterno della Chiesa Madre, troppo piccola per accogliere le centinaia di persone che hanno voluto essere presenti. Sulla bara è stata adagiata una sciarpa della Juventus, squadra di cui il 50enne era grande tifoso. Ai funerali erano presenti anche diversi parà, dato che Cirelli aveva fatto parte della brigata dei paracadutisti della Folgore ed era stato anche in Somalia. E proprio per i bambini della Somalia la famiglia ha deciso di aprire una donazione.
A Cirigliano, l’altro piccolo paese lucano dove viveva il 45enne Gerardo Pepe, il parroco Giovanni Conte ha osservato: «Dopo il dolore, alcune domande sono necessarie: perché in un Paese che si dice avanzato dobbiamo registrare tanti infortuni sul lavoro? C’è bisogno di un’adeguata legislazione e meccanismi di controllo affinché le leggi vengano applicate: occorre comprendere che i costi della sicurezza sono i veri investimenti per imprenditori, committenti e lavoratori. Non si può risparmiare e speculare sulla vita degli altri».
Le istituzioni
Ai funerali di Cirelli, a Cirigliano, ha partecipato anche Cosimo Latronico, assessore lucano alla Sanità: «La tragedia ha ferito tutti noi, ricordandoci che non sono mai sufficienti le discipline di sicurezza per preservare la sicurezza nei luoghi di lavoro». A Sasso di Castalda, invece, il presidente lucano Bardi ha partecipato alla cerimonia per Pepe: «La sicurezza è un diritto fondamentale e dobbiamo impegnarci affinché tragedie come queste non si ripetano. Auspico che il loro sacrificio non sia vano e che possa ispirarci a lavorare con maggiore determinazione per un futuro più sicuro per tutti».
In un messaggio, invece, l’arcivescovo materano Antonio Giuseppe Caiazzo ha scritto: «Siamo stanchi di trovarci a celebrare le esequie di chi muore sul posto di lavoro. Invochiamo per la nostra gente un lavoro dignitoso, che sia, come auspica Papa Francesco, libero, creativo, partecipativo, solidale».
La solidarietà
Mentre a Cirigliano e Sasso di Castalda si celebravano le esequie di Cirelli e Pepe, in Toscana proseguiva la raccolta di fondi destinati alle famiglie dei cinque operai che hanno perso la vita il 9 dicembre scorso in provincia di Firenze. Ammontano finora a 8.118 euro le donazioni sul conto corrente attivato dal Comune di Calenzano. Si tratta di versamenti dal 13 al 17 dicembre, contabilizzati.
A quella cifra si aggiungono 5mila euro stanziati dall’amministrazione, versamento stabilito con una delibera votata ieri dalla giunta Carovani. I donatori sono in maggioranza della provincia di Firenze e di altre città toscane, ma ci sono anche delle donazioni provenienti da Emilia-Romagna e Lazio.