AAA cercansi disperatamente candidati lucani per le elezioni politiche 2022. Questo il forte grido di allarme lanciato dall’intera comunità di Basilicata che in queste settimane ha dovuto “accettare” le imposizioni giunte da Roma con diversi big del panorama politico che hanno preferito posizionarsi nei collegi lucani, magari ritenuti più sicuri ai fini dell’elezione. E così la terra lucana e il suo popolo devono fare i conti con una lista di candidati che è scarsamente rappresentata da figure del territorio. In altre parole in pochi conoscono le comunità e i problemi reali degli abitanti, oltre i soliti slogan e promesse elettorali che comunque sentiremo per circa un mese. Tutti i partiti, nessuno escluso.
Ci ha pensato il M5S ad aprire la strada indicando il pugliese Mario Turco, ha proseguito poi Forza Italia annunciando la presidente del Senato, Elisabetta Casellati a discapito del sottosegretario Giuseppe Moles. Poi è stato il turno della Lega, direttamente con la discesa in campo di Matteo Salvini e la ritirata del duo Zullino-Vizziello. Il Pd ha provato a invertire il trend, designando il giovane segretario Raffaele La Regina, il quale ha dovuto pagare alcuni post del passato e, alla fine, ha preferito ritirarsi. Chi ha promosso Letta al suo posto? Chiaramente un non lucano, ovvero Enzo Amendola che concorrerà per il partito. Fdi, invece, ha trascurato la zona materana, puntando solo sull’ex assessore Gianni Rosa e sul parlamentare Salvatore Caiata, perdendo l’occasione di optare per un esponente della Città dei Sassi, a favore del romano Aldo Mattia, ex direttore di Coldiretti Basilicata. Infine anche Luigi Di Maio ha scelto la Lucania per candidarsi con il progetto denominato “Impegno Civico”.
Il taglio dei parlamentari ha prodotto questo inevitabile scenario. Ad essere penalizzate sono le piccole regioni, tra cui la Basilicata che farà più fatica ad eleggere dei parlamentari locali e, dunque, spera nelle rinunce dei big a favore di altre regioni. Una guerra tra piccoli che danneggia chi, da tempo, risiede in zone già dimenticate dalla politica e il cui futuro, certamente, non appare dei migliori.