Verso Salernitana-Bari, il doppio ex Urbano: «Ai biancorossi serve più concretezza» – L’INTERVISTA

«Chi vince può dare un segnale alla propria stagione, accorciando la classifica verso l’alto. Entrambe le squadre hanno bisogno di una ventata di entusiasmo. In B, dove regna sempre grande equilibrio, la continuità è fondamentale». Così presenta Salernitana-Bari, match in programma domenica alle 17.15, mister Corrado Urbano, 62 anni, già tecnico della Primavera del Bari, con oltre 60 presenze in maglia biancorossa e circa la metà con la casacca granata.

Urbano, cosa le evoca questo incrocio?

«Due squadre con le quali ho vissuto esperienze positive, sostenute da tifoserie che amano immensamente i propri colori. Nell’autunno del ‘90, dopo due stagioni col Bari passai alla Salernitana, in B, ma lì mi ruppi subito il ginocchio, fu un inizio davvero in salita».

Chi rischia di più?

«Parliamo di due piazze in sofferenza. Ma credo che rischi di più chi gioca in casa. In caso di risultato negativo vedo più in bilico Martusciello».

Che ne pensa di Longo?

«Un ottimo tecnico, l’ho seguito anche quando allenava il Frosinone. Sta pagando qualche pareggio di troppo, ma credo che l’allenatore non possa determinare più di tanto. Sta facendo bene il suo lavoro, ma purtroppo non sempre i risultati premiano il lavoro settimanale».

Dopo un avvio promettente, il Bari sembra in frenata: perché?

«Manca la medicina giusta: le vittorie. Vincere, anche in maniera non brillante, serve. Bisogna essere meno belli, ma più concreti, badando più alla sostanza e meno alla forma».

Come valuta l’organico dei biancorossi?

«Il Bari possiede buoni giocatori per la categoria, ma credo che a gennaio sia necessario andare sul mercato se si vorrà recuperare qualche posizione in classifica. Non mi piace la politica delle ‘rivoluzioni’. Bari avrebbe bisogno di un gruppo squadra da consolidare di anno in anno, soprattutto per poter fare un campionato importante. Invece ogni anno si riparte da zero. Questo mina la continuità, allungando i tempi per trovare i giusti equilibri».

Teme che la squadra possa lasciarsi condizionare dal passato e dal rischio di precipitare?

«Al momento credo di no, ci sono ancora tante partite. Ma sappiamo che Bari sia una piazza esigente. Mi auguro che non si ripeta l’esperienza dello scorso anno, anzi sono convinto che non si ripeterà».

Dalla capacità di non chiudere le gare all’impasse in attacco: sono limiti risolvibili? E come?

«Bisogna trovare le soluzioni giuste e l’unico in grado di farlo è Longo. Nel calcio le partite vanno chiuse, altrimenti restano in equilibrio e spesso accade che non si portino a casa vittorie meritate. Credo vi sia anche un aspetto psicologico sul quale il tecnico sta lavorando. Gli attaccanti vivono di gol. Quando non segnano ne risentono al livello mentale e si fatica il doppio. Non vedo nel Bari uomini offensivi da 20 gol a stagione, ma ragazzi che hanno sempre fatto il proprio dovere. La ricetta giusta? Per l’attaccante la tranquillità e la fiducia dell’allenatore, della squadra e dell’ambiente sono fondamentali».

Vista l’assenza di Falletti si aspetta un assetto diverso in attacco?

«La scelta dell’ultima gara fatta nel secondo tempo (Favilli e Novakovich davanti a Sibilli) non è da buttare via, anzi. Ha dato buoni risultati. Bisogna valutare l’equilibrio in fase di non possesso».

Il “San Nicola”, primo per presenze in B, ma con una sola vittoria in 7 gare: come se lo spiega?

«Quando le cose vanno bene lo stadio del Bari diventa un valore aggiunto, come è sempre accaduto. Al contrario sa mettere pressione. Ma c’è anche da dire che quando gli avversari si presentano al “San Nicola” vivono la gara contro il Bari come fosse la partita dell’anno e raschiano dal barile il massimo delle motivazioni».

Come giudica le ultime polemiche sull’utilizzo del Var?

«Si vedono gol annullati per un’unghia o un pelo. Si sta perdendo la bellezza e la gioia del gioco del calcio sul campo. Serve trovare subito una formula che sia il gusto compromesso».

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