Quasi cinquecento autori. Un catalogo che spazia dalla poesia alla saggistica, dalla narrativa alla letteratura per l’infanzia, con incursioni in arte, scienze, fotografia e musica. Secop Edizioni, spirito libero dell’editoria pugliese, fa vent’anni. Un traguardo che, come ama dire l’editore Peppino Piacente, è solo un “inizio altro”. Sin dalla nascita della sua “creatura”, Piacente si è battuto per la circolazione delle idee, senza limiti o preclusioni. Pluralismo, reciprocità, e un forte senso di appartenenza, per una realtà del territorio che è anche una grande famiglia.
Nel dicembre del 2004 partiva l’avventura della Secop edizioni con la pubblicazione del libro: “Il gelso e le rose”, di Angela De Leo. Come nasce l’idea di entrare nel mondo dell’editoria?
«L’impulso è nato dal suggerimento della compianta Silvana Folliero (scrittrice, critico letterario e fondatrice del sindacato scrittori ndr). Mi disse scherzando “Dovresti fondare una casa editrice altra, giù al paese tuo”. L’ho presa alla lettera, e sono orgoglioso di quanto fatto.».
Col senno di poi, è una scelta che rifarebbe?
«Sì. Potrei fare tante altre cose, ma non mi sono mai piaciuti i rettilinei. Se mi chiedessi: “Traforo del San Gottardo o Passo del San Gottardo?”, mi vedresti già sui tornanti».
Che ruolo ha oggi la Puglia nel contesto dell’editoria italiana?
«Siamo una realtà viva, ricca di fermento, e nel panorama editoriale sappiamo esprimere autori e libri importanti, oggi come nel passato. Potrei fare un lungo excursus e citare un’infinità di successi nati qui. Io sono un pugliese felice e la mia realtà editoriale si è ritagliata uno spazio più che dignitoso con ritorni di stima su più fronti».
La Secop è stata l’unica casa editrice pugliese presente all’edizione regionale di Didacta Italia 2024, una manifestazione importante che si è svolta lo scorso ottobre a Bari. Che momento è stato?
«Per noi è stata una soddsfazione. Crediamo nella scuola come esperienza di vita. Con le scuole di ogni ordine e grado abbiamo realizzato diversi percorsi e laboratori, con pubblicazioni sia d’impronta scientifica che di taglio creativo, puntando sull’innovazione tecnologica. Tutto questo senza mai trascurare le nostre radici umanistiche, fondate sulla “parola”».
Un altro appuntamento di rilievo del quale siete stati ospiti è stata la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte.
«Essere a Francoforte è prestigioso sempre, e quest’anno lo è stato ancora di più. Noi partecipiamo portando la nostra esperienza e il nostro impegno con la certezza di avere sempre una discreta attenzione e buone prospettive per gli scambi di titoli e la vendita di diritti di alcune opere particolarmente originali e ricche di spunti interessanti per il mercato editoriale internazionale».
Negli ultimi vent’anni, quanto è cambiata l’editoria?
«Moltissimo. Nel bene per l’apertura alla transizione digitale e alle nuove opportunità della green vision. Nel male perché c’è stato un progressivo aumento di pubblicazioni d’occasione; in altre parole: tanta forma pochi contenuti. Più autori social, meno autori sociali con un ovvio impoverimento lessicale. Noi però resistiamo, opponendoci a questa logica. Io cerco ancora autori che sappiano emozionarmi, che sappiano essere l’occhio che guarda all’oggi come quello che guarda a ciò che non c’è ancora».
Qual è la business idea di Secop?
«Non pubblicare ciò che rientra solo nella domanda di mercato, ma spaziare: essere pluralisti, originali, sensibili. A volte controcorrente. Vincente è anche chi prima del profitto punta sulla qualità. E a me piace pensare che investire sulla “materia prima” di valore non ha rischi: sei già a più della metà della corsa».
La Secop negli anni ha creato un ponte tra Italia e Serbia. Com’è nato questo legame?
«Grazie all’amicizia con Dragan Mraovic (poeta, traduttore, già console della Jugoslavia a Bari ndr), abbiamo avuto la possibilità di pubblicare in Italia grandi autori serbi. Questo ci ha permesso di far conoscere nel Balcani i nostri autori, avviando una grande collaborazione culturale che oggi si sta sempre più rafforzando con l’apertura a Belgrado del nostro nuovo marchio: “Secop Serbia”. Pubblicheremo alcuni nostri titoli validi per il loro mercato editoriale».
Qual è il bilancio di questi vent’anni di Secop?
«È presto per i bilanci, o almeno è quello che spero. Però sono fermamente convinto non sia mai tardi per i sogni. Tanti li ho realizzati e tanti altri li vedo realizzabili grazie alla mia famiglia che giornalmente mi sta accanto e a chi condivide con me il cammino di Secop Edizioni».