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Uniba, corsa al rettorato: candidati a confronto sul futuro dell’università – VIDEO

La corsa al rettorato di Uniba è entrata nel vivo e ieri i sei candidati si sono confrontati pubblicamente su progetti e visioni per il futuro dell’Ateneo. Attrattività, accentramento dei servizi e internazionalizzazione sono i temi affrontati durante l’incontro «aperto e trasversale» tra i possibili successori di Stefano Bronzini alla guida dell’Università di Bari. Organizzato da un gruppo di docenti nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza, il confronto è nato come un’opportunità di trasformare la campagna elettorale in un momento di riflessione costruttiva e programmatica.

I nomi in lizza per le votazioni che si svolgeranno il 21 e 22 maggio sono quelli di Paolo Ponzio, direttore del dipartimento di Ricerca e innovazione umanistica, Danilo Caivano, professore ordinario di Sistemi di elaborazione dell’informazione, Roberto Bellotti, direttore del dipartimento di Fisica, Nicola Decaro, direttore del dipartimento di Medicina veterinaria, Luigi Palmieri, direttore del dipartimento di Bioscienze, Alessandro Bertolino, direttore del dipartimento di Biomedicina traslazionale e neuroscienze.

Il futuro di Uniba

Il nuovo rettore resterà in carica per i prossimi sei anni, fino al 2031. I sei candidati hanno riflettuto sul modello di università attuale e su quello che, in caso di elezione, immaginano di lasciarsi alle spalle in futuro. Se per Ponzio Uniba oggi è «capace di ricevere una quantità importante di risorse», tra sei anni spera di trovare un’università che da sei corsi internazionali ne raggiunga almeno il doppio, che «sappia dialogare in maniera permanente con l’amministrazione» e che lotti contro il precariato, Palmieri sostiene sia necessario rilanciare un programma di crescita: «Dobbiamo riappropriarci delle nostre missioni fondamentali e riguadagnare efficienza nei processi», ha spiegato.

Per Decaro, invece, tra i problemi più urgenti c’è il decremento della popolazione studentesca, motivo per cui spera in futuro di poter contare su un sistema «che metta lo studente al centro, offrendo maggiori servizi e collocazione professionale, che guardi al bacino del mediterraneo e sappia attrarre studenti stranieri». Un’università che «possa essere vissuta tutto il giorno, un po’ più europea e digitalizzata e che sia al passo con i tempi».

«Quella che vorrei lasciarmi alle spalle è un’università che non riconosco più – afferma invece Caivano – Che sia andata oltre e faccia passi da gigante. Un presidio culturale per il territorio». Ma se Bertolino si dice «estremamente orgoglioso» dell’attuale stato dell’Ateneo barese, per il futuro è necessario «spingere sulla creazione di valore pubblico, sull’internazionalizzazione e sulla semplificazione amministrativa». Bellotti, dal canto suo, porta avanti con orgoglio il senso di comunità che Uniba rappresenta, ma per resistere è importante lavorare anche sul «valore pubblico della conoscenza. Vogliamo portare l’università al centro della scena economica e culturale della regione», ha spiegato.

Le sfide dell’università

Durante il dibattito, uno dei temi centrali è stato la difesa del sistema universitario statale, che tra reperimento dei fondi e l’avanzare delle università telematiche negli ultimi anni è stato più volte messo in discussione. «La sfida con le telematiche si vince con la qualità» ha affermato Bellotti sottolineando l’importanza di stare al passo con l’innovazione senza sacrificare la preparazione. «Offrire servizi migliori per gli studenti a partire dell’edilizia» è fondamentale, spiega Bertolino, sottolineando che «sono già stati stanziati centinaia di milioni dalla Regione, dobbiamo riuscire a intercettarli».

E se per Caivano «le professioni del futuro saranno sempre più contaminate» ed è necessario riuscire a stare al passo con i cambiamenti, per Decaro serve valorizzare l’aggregazione, «cosa che le telematiche non fanno. Dobbiamo costituire un tavolo permanente con Regione e Adisu – aggiunge – per risolvere le criticità legate agli spazi e alle residenze studentesche».

Per Palmieri, invece, «la grande sfida sta nel bisogno di senso a cui la nostra università può rispondere», è infatti importante «dare un significato a ciò che si studia». Sul problema della “fuga” degli studenti, invece, Ponzio comprende «il desiderio di andar via», ma di contro è fondamentale trovare un modo per riattrarli all’interno del sistema universitario.

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