Accelerare sulla chiusura dei progetti inseriti nel Pnrr, indispensabile per migliorare la ricerca e alimentare il bilancio, poi rafforzare la didattica e la stessa ricerca: nel giorno in cui è eletto rettore dell’università “Aldo Moro” di Bari, Roberto Bellotti dimostra di avere ben chiari gli obiettivi da perseguire e centrare prioritariamente nel corso dei prossimi sei anni.
Magnifico, è stato eletto dopo il tentativo di sei anni fa: che cosa prova?
«In questi sei anni ho maturato molta esperienza negli organi di governo: la direzione del Dipartimento di Fisica e il Senato accademico. Non ho mai vissuto questa esperienza come una competizione elettorale, quindi provo gioia per a fiducia che ho raccolto dalla comunità universitaria».
Lei è uno scienziato eletto dopo un giurista e un umanista: come inciderà la sua diversa formazione sull’università del futuro?
«Non vedo contrapposizioni tra le diverse aree di UniBa. Spero di aggiungere visioni poco esplorate in questi decenni, ma con grande rispetto e ammirazione per tutto ciò che UniBa già fa e rappresenta».
Quale provvedimento adotterà, tra quelli annunciati in campagna elettorale, prioritariamente?
«Dobbiamo restare concentrati sulla corretta chiusura della progettualità Pnrr, che arriva il 26 febbraio 2026. È una sfida cruciale per le attività di ricerca, per la prosecuzione della carriera dei tanti ricercatori precari in servizio ma anche per il bilancio UniBa. Poi la qualità della didattica e della ricerca restano le priorità a cui dedicarsi con il massimo impegno».
Come immagina l’università di Bari di qui a sei anni?
«La immagino come polo di attrazione di studentesse e studenti non solo pugliesi e hub della conoscenza e della ricerca per il territorio nazionale e internazionale».
La proposta di un ateneo unico pugliese, sostenuta in passato da più parti, è per lei condivisibile?
«Credo che sia un modello superato dalla storia. Le università sono già consorziate attraverso grandi fondazioni e hanno numerosi progetti congiunti. Immagino una maggiore sinergia e azioni comuni a livello regionale, ma credo che sia importante mantenere la storia e le peculiarità degli atenei pugliesi».
Come intende fermare il calo degli iscritti?
«Migliorando la qualità dei corsi di studio, offrendone di nuovi e migliorando la qualità dei servizi alla componente studentesca, di concerto con le istituzioni pubbliche e provate del territorio».
Quale contributo l’università darà alla formazione della classe dirigente pugliese?
«Mi risulta che la classe dirigente pugliese sia prevalentemente pugliese in Puglia. Dobbiamo però accrescere il nostro potenziale con una formazione su cui in questo momento siamo abbastanza carenti, ovvero i master post laurea e continuare a migliorare e innovare i corsi di laurea».