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Bari, studenti di Cambiare rotta contro l’iniziativa UniBa con Gentiloni: «L’Ue investe in armi e non in istruzione» – VIDEO

«Servono minimo 10 miliardi di euro per università e ricerca» ma se ne spendono «centinaia di miliardi per finanziare nuove guerre e alimentare il complesso militare-industriale». È questo uno dei motivi alla base della protesta degli studenti baresi di Cambiare rotta che, stamattina, hanno contestato l’iniziativa “La solidarietà europea. Avanzamenti, arretramenti e prospettive a 15 anni dalla riforma di Lisbona“, che si è svolta nella facoltà di Scienze politiche dell’Università “Alda Moro” di Bari.

All’evento ha partecipato anche l’ex presidente del Consiglio dei ministri ed ex commissario europeo Paolo Gentiloni, insignito del sigillo d’oro del centenario dell’Ateneo barese.

«Mentre ci raccontano di un’Europa della solidarietà e della pace, la realtà è ben diversa», affermano le ragazze e i ragazzi di Cambiare rotta ricordando che «solo pochi giorni fa è stato annunciato che l’Unione europea destinerà 800 miliardi di euro in armamenti attraverso il piano ReArm Europe. Un’enorme quantità di risorse – dicono – che verranno sottratte all’istruzione, alla ricerca pubblica e ai servizi essenziali».

I giovani attivisti sottolineano che «già a inizio anno, il Governo ha tagliato 173 milioni di euro dal Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), una cifra che, se rapportata all’inflazione e alla crescente precarietà del sistema universitario, equivale a circa mezzo miliardo di euro in meno per le università italiane. Questo significa meno borse di studio, meno finanziamenti alla ricerca, meno servizi per gli studenti e un’ulteriore spinta verso l’aumento delle tasse universitarie».

Gli studenti di Cambiare rotta, dunque, rifiutano – affermano – «la retorica dell'”Europa dei popoli e della pace”, perché sappiamo bene che non è mai esistita. L’Unione europea non è altro che un apparato di guerra, repressione e austerità, che taglia fondi all’istruzione e ai diritti sociali per dirottarli verso l’industria bellica», concludono annunciato, per il 4 aprile prossimo, scenderanno in piazza per uno sciopero studentesco nazionale «per reclamare almeno 10 miliardi di euro per l’università e la ricerca pubblica».

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