Quelle accuse sono infondate e il procedimento è archiviato. L’ex sindaca di Turi, Ippolita Resta, e l’allora segretaria generale del comune, Maria Lucia Calabrese, difese dall’avvocato Antonio Maria La Scala, per il gip del tribunale di Bari, non hanno commesso il reato di falso, e neppure quello di abuso d’ufficio, anche perché, nel frattempo, quest’ultimo è stato abrogato.
I fatti
A denunciarle erano stati, a marzo 2022, due consiglieri comunali di opposizione, Angelo Palmisano e Giovanna Elisabetta Zaccheo, in seguito a fatti accaduti nel dicembre 2021. Secondo i consiglieri, la sindaca Resta e la segretaria generale Calabrese, violando lo statuto comunale, prima avevano fissato la data del Consiglio comunale di Turi alle 10 del 29 dicembre con modalità da remoto, comunicando il rinvio della seduta già fissata alle 15.30 del 28 dicembre in presenza, con mail inviata il 28 dicembre stesso alle 15.10, e successivamente, nel verbale della conferenza dei capigruppo, redatto dal segretario e sottoscritto da Resta, avrebbero attestato il falso, ovvero «che il rinvio della seconda convocazione alla data del 29 dicembre 2021 era stato indicato nel corso della conferenza dei capigruppo del 28 dicembre 2021». Insomma secondo Zaccheo e Palmisano, in quella conferenza non si sarebbe mai discusso della seconda convocazione, di cui si sarebbe appreso solo via mail.
La richiesta di archiviazione
La guardia di finanza acquisisce la documentazione. Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, la sindaca Resta e la segretaria Calabrese chiedono e vengono sottoposte a interrogatorio e spiegano che la decisione di convocare la seduta il 29 dicembre derivava da ragioni tecniche e politiche urgenti anche perchè due consiglieri avevano il Covid e non avrebbero potuto partecipare al consiglio in presenza il 28 dicembre, argomenti per cui il pm chiedere l’archiviazione, accolta dal gip.