Una vicenda che sa di incredibile e inquietante allo stesso tempo. Tutto è partito da due infermieri «no vax» in servizio all’ospedale di Grumo Appula, che, durante la pandemia, avrebbero ottenuto falsi certificati vaccinali per poter continuare a lavorare. Oggi, la maxi indagine, coordinata dalla Procura di Bari, ha portato alla sbarra 68 persone, accusate a vario titolo di traffico di documenti falsi, concorso in reato e associazione a delinquere, insieme a un funzionario ignoto della Asl Bari, ritenuto parte centrale nel sistema di falsificazione.
L’indagine
Secondo quanto emerge dagli atti, le certificazioni false sarebbero state caricate nel sistema «Giava Light» di «PugliaSalute», attestante l’avvenuta somministrazione del vaccino anti Covid e permettendo il rilascio del Green pass. A far partire le indagini è stata la denuncia di un’infermiera del locale ospedale, che aveva notato come due suoi colleghi, apertamente contrari alla vaccinazione, continuassero a recarsi regolarmente sul posto di lavoro. Insospettita dal paradosso, l’operatrice sanitaria ha consultato il sistema informatico regionale e ha scoperto un fatto incredibile: i due infermieri risultavano vaccinati non nel loro ospedale, ma all’hub di Bari, e la somministrazione era stata attribuita proprio a lei, che però non aveva mai prestato servizio nel centro vaccinale e non ricordava di aver inoculato quei vaccini.
Nonostante le ripetute segnalazioni all’allora direttore generale della Asl, nei mesi successivi non è accaduto nulla. I dati sul portale continuavano a riportare le informazioni false e i due infermieri continuavano a esprimere liberamente sui social la propria posizione anti vaccinale, alimentando perplessità e dubbi tra colleghi e cittadini. Alla fine, frustrata dall’inerzia, la donna ha deciso di rivolgersi ai carabinieri, facendo scattare l’indagine che ha svelato un sistema molto più ampio di presunte compravendite e falsificazioni di certificati vaccinali.
Le casistiche
L’inchiesta ha portato alla luce diverse casistiche: persone realmente vaccinate ma con documenti smarriti durante il trasferimento dagli hub agli ospedali; cittadini che hanno comprato attestazioni senza sottoporsi al vaccino; altri ancora che, con la complicità di qualcuno all’interno della Asl, avrebbero falsificato i documenti. Gli atti parlano di un quadro di confusione, negligenza e presunta illegalità che ha riguardato decine di persone e sollevato dubbi sulla sicurezza dei protocolli sanitari e sull’affidabilità del sistema delle certificazioni verdi.









