di Alceste Neri
«La Puglia con il Policlinico di Bari è da tre anni il primo centro centro trapianti di Italia. A coordinare l’equipe cardiochirurgia, al 2022 è stato chiamato il 57enne professor Tomaso Bottio che, insieme alla sua giovane squadra tutta pugliese, ha raggiunto in tre anni il lusinghiero traguardo».
Professore quanti sono i trapianti effettuati fino a oggi dall’inizio dell’anno, in Puglia?
«Da gennaio abbiamo effettuato 94 trapianti di cui 28 su pazienti provenienti da fuori regione».
Cioè, da dove?
«Da Basilicata, Molise, Marche, Veneto, Lombardia Lazio, Campania e Sicilia, considerando che le ultime quattro regioni hanno più di un centro trapianti sul loro territorio. Abbiamo effettuato anche un trapianto ad un paziente che era in lista di attesa in Germania ma che, venuto in Italia, è stato colto da un improvviso scompenso cardiaco che aveva bisogno dell’impianto di un altro cuore. A questo va aggiunto un paziente residente a Montecarlo che, al momento, è in lista d’attesa per un trapianto di cuore».
Come mai tutta questa affluenza a Bari?
«Io e il mio team, come si evince dai dati, ogni tre giorni, mediamente, riusciamo a effettuare un trapianto».
Ma i cuori da dove arrivano a Bari?
«Dei 94, dodici sono cuori espiantati in Puglia e gli altri 82 fuori regione e all’estero».
Qual è la tipologia demografica di pazienti che avete trapiantato?
«L’80% sono uomini e il venti, donne. Va considerato che il più giovane trapiantato ha 18 anni e il più anziano 76».
Ma, la sua equipe da dove proviene e che età media ha?
«I miei collaboratori sono tutti pugliesi e l’età media del team cardiochirurgo, in sala operatoria, è di 38 anni che la più giovane di 26 anni e il più anziano io di 57».
E con loro ha raggiunto questi risultati?
«Si, al momento la Puglia con Bari è per numero di trapianti effettuati il primo in Italia e in Europa. Basti considerare che la capitale con 15 trapianti è stata surclassata di sei volte e la seconda regione, dopo la Puglia, che è l’Emilia Romagna, con i suoi 33 trapianti ha effettuato solo un terzo dei nostri interventi».
Ma qual è l’aspettativa di vita dei trapiantati?
«Nei primi cinque o dieci anni la percentuale è di oltre il 50%».
Ma quanto costa al paziente un trapianto di cuore?
«In Italia è tutto gratuito per i pazienti il costo dell’intervento che le successive terapie, prescritte con apposito piano terapeutico, sono interamente a carico del servizio sanitario nazionale».
Un paziente trapiantato è da considerare invalido?
«Non sempre. Dipende da caso a caso. È capitato un paziente che per me era idoneo a tornare a fare il camionista ma l’azienda, qui in Puglia, lo ha licenziato. In questo campo, molti colleghi, spesso, non vogliono assumersi responsabilità».









