Torre a Mare, complanare ovest senza luce. «Qui a rischio 1.200 persone»

Oltre 1.200 persone del quartiere Torre a Mare, residenti nelle vicinanze della Complanare Ovest, vivono privi di illuminazione pubblica da un anno. Una situazione «che ci ha portato allo stremo», come hanno dichiarato alcuni dei residenti che venerdì sera hanno organizzato una protesta “a lume di candela”. I disagi, secondo quanto dichiarato dai residenti, sarebbero sorti dopo i lavori effettuati dall’Anas per la sostituzione del guard-rail, conclusi lo scorso anno.

Tra i manifestanti, anche Italo Carelli, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle. «Per capirci, la frazione di Torre a Mare conta poco più di 6mila abitanti e nei sette complessi residenziali, che a breve diventeranno otto, vivono circa 1.200 persone, ossia un sesto di tutti i residenti del quartiere», ha dichiarato il pentastellato. Una situazione che rischia di diventare una vera emergenza, dato che la mole di gente «nella bella stagione aumenta ancora di più – ha aggiunto Carelli – perché molti baresi hanno qui la loro seconda casa al mare».

La strada incriminata è lunga circa tre chilometri. Si tratta di una zona molto trafficata e percorsa anche a piedi dai residenti. I lavori realizzati da Anas hanno portato alla sostituzione del vecchio guard-rail con una struttura più moderna e sicura, come previsto anche dal Codice della Strada. È da allora, come affermato dai residenti, che nella zona manca la pubblica illuminazione, mettendo a rischio conducenti e pedoni. “Non siamo cittadini di serie B”, hanno sventolato nel buio della notte i manifestanti, chiedendo l’immediato intervento per ripristinare la sicurezza sulla Complanare Ovest.
Carelli ha interrogato sul tema il sindaco Antonio Decaro che, con una nota datata al 23 gennaio scorso, ha fatto sapere che la zona sarà a breve arricchita di un impianto di illuminazione all’avanguardia.

«Chiediamo contezza dei tempi affinché quest’opera venga posta in essere – ha concluso il consigliere comunale – Non siamo cittadini di serie B, paghiamo le stesse tasse che paga chi abita al Murat o a Poggiofranco, pretendiamo dal sindaco ma soprattutto dall’Anas che vengano rispettati, una volta per tutte, i nostri diritti».

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