È il 1997 quando due ragazzi con la faccia tosta e la risata pronta salgono sul palco e si inventano gli Oesais, parodia barese dei fratelli Gallagher che diventa subito leggenda da Sud. Ventisette anni dopo, Toti e Tata (alias Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo) rimettono le chitarre a tracolla e tornano in scena con “Oesais Mania” alla Fiera del Levante, trasformata per l’occasione nella Radio Norba Arena, con quattro date – oggi, domani, lunedì e martedì – pronte a far saltare in aria l’estate pugliese. I biglietti? Praticamente già finiti, e per l’8 luglio sono rimasti solo i posti degli indecisi cronici, quelli che si pentiranno di aver atteso troppo.
Food, vino e risate
Questa non è la solita reunion nostalgica, è uno show rinnovato con sketch, satira musicale, e quel gusto da “cazzeggio intelligente” che ha reso immortale il duo. Tra una risata e l’altra si mangia anche bene: Pescaria parcheggia il suo food truck per tutte le date, portando polpo e tartare a chi vuole ingannare l’attesa sotto il palco, mentre Cantine di Manduria versa nei bicchieri il cuore della Puglia, perché a Bari la festa non è festa se non si mangia e beve con stile. Intorno, la Radio Norba Arena vibra, con giochi on-air, pass in palio e playlist che già scaldano l’atmosfera.
“U mutue a 30 anne”
Il colpo grosso della scaletta? “U mutue a 30 anne”, l’ultimo inedito già virale, scritto da Gennaro Nunziante, pronto a diventare il tormentone di questa estate bollente. Gli Oesais sanno come prendere in giro tutto e tutti: la loro comicità è uno specchio sporco in cui ti riconosci anche se fai finta di no. I cancelli si aprono alle 19, lo show inizia alle 21, con accesso consigliato da via di Maratona per chi ha bisogno degli stalli riservati, mentre i parcheggi si prenotano solo online perché questa è la Puglia di oggi: tradizione, ironia e un click per entrare in scena.
Notti che lasciano il segno
Gli Oesais tornano, e Bari è pronta a farsi travolgere. E chi non ha già un biglietto dovrebbe sbrigarsi a procurarsene uno. O il rischio è quello di restare fuori a sentire le risate e i cori da lontano, con il polpo in mano e la sensazione di perdersi qualcosa che succede una volta sola.
