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Terra per 43 migranti, dal bunker albanese al Cara di Bari: scoppia la protesta al porto

Sono stati accolti da applausi e cori inneggianti alla libertà e allo “stop alla deportazione”, i 43 migranti arrivati ieri sera a Bari e trasferiti in Italia dopo il no dei giudici della Corte di appello di Roma al trattenimento nel centro albanese di Gjader. I richiedenti asilo sono tutti uomini adulti, principalmente di nazionalità bengalese ed egiziana.

Le operazioni

La discesa dalla motovedetta “Degrazia” della Guardia costiera, scortata da due mezzi della Guardia di finanza, è durata in tutto meno di mezz’ora. Al termine delle operazioni coordinate dalla Prefettura del capoluogo pugliese e dalla Questura, i migranti sono stati immediatamente fatti salire su un pullman e trasportati nel Cara di Bari-Palese dove resteranno per il momento. Si tratta del secondo gruppo di migranti che torna dall’Albania e viene portato a Bari, e anche in quell’occasione i cittadini stranieri furono ospitati dal centro di Palese.

La manifestazione

Al di là del cancello che separa la banchina del terminal crociere, dove sono arrivati i migranti presi immediatamente in carico da forze dell’ordine e operatori della Croce rossa, a sostenere i richiedenti asilo un presidio organizzato da una ventina di manifestanti dell’Arci, armati di cartelli e striscioni per denunciare “il flop del modello albanese” e un una serie di procedure illegittime e “condizioni intollerabili”. Filippo Miraglia, responsabile immigrazioni e asilo per Arci nazionale, era al porto di Bari ieri sera. «Il flop del modello albanese è oramai palese. L’Arci ha partecipato in questi giorni al monitoraggio del Tavolo Asilo e Immigrazione insieme ai parlamentari dell’opposizione, denunciando procedure illegittime e condizioni intollerabili. Abbiamo salutato con soddisfazione la decisione, peraltro scontata, della Corte d’appello di Roma di non convalidare la detenzione dei migranti portati in Albania».

Anna Caputo, responsabile immigrazioni Arci Puglia, commenta: «Ancora una volta ribadiamo che i soldi pubblici andrebbero spesi con oculatezza. Mentre sanità, scuola, i servizi in genere sono allo sfascio, continuiamo a disperdere centinaia di migliaia di euro per un’operazione di pura propaganda di cui oramai sono consapevoli tutte e tutti».

Il modello Albania

Si tratta del terzo tentativo fallito da parte del governo Meloni di trattenere i migranti in un paese extra europeo. La corte ha deferito il caso alla Corte di giustizia europea, in Lussemburgo, che dovrebbe emettere una sentenza il 25 febbraio relativa ai casi precedenti. A ottobre e novembre scorso, i giudici si sono rifiutati di approvare l’espulsione di gruppi molto più piccoli di migranti, chiedendo chiarezza alla Corte europea su quali paesi fossero sicuri per il rimpatrio di persone le cui richieste di asilo erano state respinte.

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