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Terlizzi, la campagna olivicola è finita: un’annata di qualità ma all’orizzonte nubi minacciose

La campagna olivicola a Terlizzi è finita. Tempo di bilanci, dunque, per gli olivicoltori terlizzesi, che sono molto soddisfatti della qualità del prodotto, ottenuto quest’anno esclusivamente con grandi sacrifici. Ma il futuro è ricco di incognite e in molti potrebbero gettare la spugna per gli esorbitanti costi di gestione.

La prossima campagna olivicola è dunque a rischio. Gravi ripercussioni in vista per braccianti agricoli, anche stranieri, negozi di prodotti per l’agricoltura ed i frantoi, che non ricevendo conferimenti di olive, sarebbero costretti ad importare olio da altri Paesi come Turchia o Tunisia, dove i costi di gestione sono zero rispetto a quelli italiani.
Nonostante la siccità che si è avuta soprattutto nello scorso periodo primaverile-estivo, quest’anno, però, si è ottenuto un olio extravergine di oliva di altissima qualità. Un risultato conseguito grazie ai sacrifici economici e personali degli agricoltori terlizzesi, che, intervenendo in maniera tempestiva con irrigazioni di soccorso, hanno salvato le coltivazioni dalla catastrofe.
Ma all’orizzonte già s’intravedono fosche nubi. «Con quali risorse si acquisteranno i concimi il cui costo è giunto a livelli insostenibili? – si chiede Francesco Malerba, presidente del Clat (Comitato Liberi Agricoltori Terlizzesi), agronomo e produttore olivicolo. Come si potrà acquistare il gasolio agricolo il cui costo è arrivato a quasi a un euro al litro? I pozzi artesiani verranno utilizzati a tariffe con previsioni di spesa quadruplicate rispetto all’anno passato? I dipendenti sono già sul piede di guerra per la richiesta dell’aumento della giornata agricola, quando in realtà siamo i primi in Europa a pagare i contributi più alti – sottolinea Malerba. Il settore agricolo dovrebbe essere il settore guida per l’economia di parecchi comuni agricoli del nord barese ma qui l’olivicoltura è destinata a scomparire e per quelle poche aziende che decideranno di continuare lo faranno solo per passione e per hobby ma non per scopi commerciali – prosegue Francesco Malerba – poiché a causa degli elevati costi di gestione continuare a lavorare nel settore olivicolo non conviene più a nessuno. Una gravissima perdita per la città di Terlizzi e per l’economia del territorio, che fonda le sue radici sull’agricoltura tradizionale e sull’olivocoltura. Una crisi senza precedenti. Le istituzioni ci hanno lasciati da soli» – conclude Francesco Malerba.

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