Proprietari del Petruzzelli, ma solo per pagarne le imposte, senza percepire nulla dall’utilizzo pubblico. Vicenda kafkiana quella che si consuma da anni a Bari, ma che nei giorni scorsi ha registrato una nuova puntata.
La novità, nella storica controversia tra la famiglia proprietaria del Politeama, i Messeni Nemagna e il Comune di Bari è la notifica del pagamento dell’Imu ammontante, dopo l’attribuzione della nuova rendita catastale, notificata nel 2024 a 199.285,48 euro, se si considera l’intero compendio, e a 179.092,20, escluso il Circolo e il bar. Inferiore quella ante 2009, richiesta dal Comune nel 2021 per i 5 anni precedenti: 81.651,68 euro per l’intero compendio, 61.458,40 escluso Circolo e bar. Intanto, si attende da due anni la Cassazione.
La storia
Ma per comprendere la vicenda, bisogna ricapitolare quanto avvenuto in tutti questi anni nella storia del Politeama. Nel 2006 il Comune di Bari, in base alla legge 262/2006 che aveva espropriato il teatro, dopo l’incendio e la ricostruzione con fondi pubblici, acquisisce la proprietà “dell’intero edificio che ospita il teatro, comprese tutte le dotazioni strumentali e le pertinenze, libero da ogni onere, condizione e diritto di terzi”.
Un atto che arriva dopo anni di confronti tra i proprietari e autorità dello Stato, che riguardavano la ristrutturazione del teatro andato a fuoco il 27 ottobre del 1991. Nel 2007 la famiglia Messeni Nemagna, presenta un ricorso al tribunale di Bari, e il procedimento finirà alla Corte Costituzionale che nel 2008 dichiarerà la legge 262/2006 illegittima. Questa sentenza darà il via a una serie di procedimenti tra i proprietari del teatro e le autorità locali e statali per stabilire la natura dei diritti di proprietà, la validità di un accordo stilato nel 2002 e gli eventuali i risarcimenti dovuti.
La proprietà
È in questo scenario che si inseriscono il 18 novembre 2021 le due sentenze della Corte d’appello di Bari che, da una parte, attribuiscono la proprietà del teatro ai Messeni Nemagna, dall’altra però la condannano al pagamento delle spese di ricostruzione. Sentenze contro le quali presentano ricorso in Cassazione sia il Comune di Bari che la famiglia.
I giudici romani sono chiamati a esprimersi sulla proprietà del Politeama, sulla quale il Comune aveva ribadito quanto già messo nero su bianco nella delibera 33 del 2010, che dichiarando decaduto il Protocollo del 21 novembre 2002, passava il teatro nelle mani del Comune. Nel frattempo, in attesa dell’udienza, tutto resta sospeso.
I ricorsi
Nel ricorso si riprendeva il dibattito sul “diritto di superficie”, sul quale si erano già espressi i giudici di secondo grado: «Il Comune di Bari – scrivevano – avocò a sé la proprietà del Teatro Petruzzelli assumendo che il diritto di superficie fosse cessato per il decorso della durata massima della concessione, pari a 99 anni e che fosse scaduta, al 28 gennaio 1995; che fosse maturata la decadenza della concessione, a causa dell’omessa manutenzione del teatro, per 18 mesi, e dell’omessa ricostruzione entro tre anni dalla distruzione conseguente all’incendio del 1991».
Ma, avevano ribattuto, «si è trattato di un trasferimento di proprietà con atti di natura privatistica». E si muoveva in parallelo quello depositato dal legale dei Messeni Nemagna, che contestava la parte in cui addebitava alla famiglia il pagamento dei 47 milioni di euro (più gli interessi maturati), che lo Stato ha anticipato per ricostruire il teatro distrutto.
L’esproprio
Sullo sfondo dell’attività giudiziaria, si era mossa quella politica, e cioè i passi fatti dall’ex sindaco Antonio Decaro che aveva incontrato l’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini. Un incontro che non aveva prodotto nulla, se non accendere i riflettori su quella che era sempre stata, anche per il Governatore Michele Emiliano, l’unica strada praticabile: l’esproprio.