Antonio Mario Lerario, arrestato il 23 dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta per l’ospedale Covid in Fiera a Bari, ha ammesso di aver intascato una busta con denaro da un imprenditore, negando pregressi accordi corruttivi.
L’ex dirigente della Protezione civile regionale immediatamente rimosso dall’incarico dal presidente della regione Emiliano, è stato sottoposto oggi a udienza di convalida.
Assistito dall’avvocato Michele Laforgia, l’indagato, video collegato dal carcere di Bari, ha deciso di rispondere alle domande della gip, Anna Perrelli, ammettendo di aver accettato una busta con 10mila euro. Quando i finanzieri lo hanno fermato, dopo averlo intercettato perché nella sua auto aveva da mesi microspie, aveva ancora con sé la busta chiusa. A quanto si apprende, l’imprenditore che ha consegnato la presunta tangente a Lerario, già interrogato in qualità di indagato, avrebbe anche lui ammesso. L’imprenditore è titolare di una società che nello scorso mese di luglio ha vinto un appalto con la Protezione civile pugliese relativo al campo di Borgo Mezzanone, a Foggia.
A coordinare le indagini che riguardano almeno altri cinque episodi corruttivi con altrettanti imprenditori, alcuni legati alla struttura per le maxi emergenze Covid nella Fiera del Levante, sono il procuratore Roberto Rossi e l’aggiunto Alessio Coccioli, che hanno insistito per la custodia in carcere. La difesa, invece, ha chiesto la scarcerazione. La gip si è riservata e si attende la decisione nelle prossime ore.