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«Stai bene forse ci vorrebbe un po’ di dieta», il post virale dell’assessora Carla Palone: «Questa è violenza»

Un commento sarcastico sul suo aspetto fisico, ricevuto in seguito a una foto «non particolarmente riuscita», ha spinto l'assessora barese Carla Palone a una dura ma necessaria denuncia sociale. Attraverso un post, la Palone ha evidenziato come tali messaggi, apparentemente innocui, rappresentino in realtà una forma di violenza subdola e pericolosa, soprattutto per le donne…
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Un commento sarcastico sul suo aspetto fisico, ricevuto in seguito a una foto «non particolarmente riuscita», ha spinto l’assessora barese Carla Palone a una dura ma necessaria denuncia sociale. Attraverso un post, la Palone ha evidenziato come tali messaggi, apparentemente innocui, rappresentino in realtà una forma di violenza subdola e pericolosa, soprattutto per le donne e le ragazze più vulnerabili.

«Questa foto non sarà tra quelle particolarmente riuscite. Capita. Me ne faccio una ragione», ha esordito l’assessora, riferendosi all’immagine scattata durante un convegno proprio sulla violenza verbale e psicologica alle donne. La battuta, che la invitava a «mettersi a dieta», l’ha portata a riflettere sul danno potenziale di simili osservazioni.

Nonostante la sua personale serenità – «non credo di avere problemi di peso e, anche se li avessi, le sue parole sono state sgradevoli. Sono una persona in salute ed è questo quello che conta. Non ho mai aderito ad un canone estetico né comincerò oggi» -, la Palone ha voluto spostare l’attenzione sull’impatto di questi commenti su chi è meno forte. «Ma penso alle tante donne, alle ragazze, giovani e giovanissime, che non hanno la forza di reagire e per le quali un messaggio di questo tipo potrebbe essere davvero un problema o crearne – ha scritto -. Questa è violenza, a tutti gli effetti. Una violenza subdola, pericolosa».

L’assessora ha lanciato un appello alla riflessione, invitando a considerare le conseguenze delle proprie parole: «Se ogni tanto prima di parlare, di dare consigli non richiesti, pensassimo fino a 10 o pensassimo che dietro un’immagine, una foto ‘non riuscita’ c’è una storia, un essere umano, una possibile fragilità, forse eviteremmo di fare del male a qualcuno e magari staremmo meglio tutti». Il post della Palone ha riacceso il dibattito sul fenomeno del body shaming e sulla necessità di promuovere un linguaggio più rispettoso e consapevole, specialmente nell’era dei social media.

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