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Sicurezza a Bari, il questore Gambino: «Malamovida? Si cura con la prevenzione» – L’INTERVISTA

La malamovida cittadina ai primi posti nell’elenco dei fenomeni da monitorare a Bari, così come la violenza di genere, i cyber reati e l’attacco ai patrimoni criminali. Il questore di Bari, Massimo Gambino, dopo pochi mesi a Bari, ha le idee chiare e una scaletta di priorità. Qual è la situazione della sicurezza in città?…
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La malamovida cittadina ai primi posti nell’elenco dei fenomeni da monitorare a Bari, così come la violenza di genere, i cyber reati e l’attacco ai patrimoni criminali. Il questore di Bari, Massimo Gambino, dopo pochi mesi a Bari, ha le idee chiare e una scaletta di priorità.

Qual è la situazione della sicurezza in città?

«Ci sono situazioni più all’attenzione di altre, innanzitutto quelle che riguardano la movida cittadina: il quartiere Umbertino, il murattiano, la zona della stazione e il centro storico, su cui quotidianamente vengono svolti servizi che portano poi a risultati, ma che spesso molto spesso non si vedono. Purtroppo la percezione di sicurezza rispetto a quella reale è un po’ diversa».

Forse in alcune aree non basta.

«Anche se è un dato che non è ancora certificato, siamo sull’8-10 per cento in meno di reati commessi nel 2024 su tutto il territorio, c’è una diminuzione in generale. Sono del parere che non bisogna solo ed esclusivamente prendere in considerazione determinate aree, ma bisogna avere uno spettro più ampio: è quello che che sto cercando di fare con varie progettualità, anche su altri comuni della città metropolitana».

A Bari?

«Ognuno vorrebbe anziché una, tre, quattro pattuglie, ma il rapporto tra le pattuglie e i controlli, dai dati che abbiamo, è abbastanza adeguato. Certamente c’è una maggiore concentrazione di reati in determinate zone perché c’è una maggiore concentrazione di persone, e questo comporta una divisione dei compiti nelle operazioni ad Alto impatto, che facciamo quotidianamente con carabinieri, guardia di finanza, militari e polizia locale. Probabilmente a breve rivedremo gli obiettivi, anche perché abbiamo anche un po’ rivisto il regolamento di polizia locale che è quello determina, poi, la possibilità da parte del Questore, di emettere su richiesta i famosi Dacur, i Daspo urbani».

Punta sulla prevenzione?

«Sì, anche sulla videosorveglianza, sia pubblica che privata. Ci sono determinati reati che ritornano ciclicamente, come i criminali che dopo un certo periodo di detenzione, ritornano sulla piazza. E allora, ci sono norme che prevedono la possibilità di intervenire diversamente: appunto il Dacur, “misura a tutela del decoro di particolari luoghi”: se non ottempera al divieto una volta, la seconda, alla terza può partire una sorveglianza speciale, fino all’arresto. Bisogna attrezzarsi su quelli che sono gli strumenti legislativi».

I furti in appartamento?

«Abbiamo registrato in determinati periodi come a fine anno, in determinate zone del tessuto cittadino, un aumento. E su questo sicuramente c’è la nostra attenzione, però ci deve essere anche attenzione da parte di chi subisce, se io vado via da casa e non giro neanche una mandata, oppure pubblico sui social che sto andando in vacanza, è più facile per un ladro entrare in casa. Nei periodi di festa ci sono maggiori maggiori furti nelle abitazioni, e questo è un dato che ciclicamente riscontriamo».

Che ci dice sui reati commessi da minori?

«È un problema che che va affrontato anche in modo diverso, anche dagli ultimi report della Direzione centrale della polizia criminale emerge che c’è in aumento dei reati da parte dei minori e questo lo riscontriamo sia sul territorio nazionale, che nei fatti localistici, lo vedevo a Taranto, lo vedo qui a Bari, da quando sono arrivato. C’è un’attenzione particolare da parte del nostro ufficio minori e dalla componente investigativa della Squadra mobile, ma l’intervento deve essere anche di tipo sociale. Per questo facciamo incontri di legalità nelle scuole, e anche solo uno di questi ragazzi che recepisca il messaggio per noi è una grande vittoria».

Parliamo dei reati di genere.

«È il tema quotidiano, la violenza di genere ha un’attenzione particolare, perché noi abbiamo degli strumenti importanti come misure di prevenzione. Ci sono i protocolli, anche nei confronti dei maltrattanti, perché il percorso deve essere su due binari: da un lato la tutela di chi subisce, dall’altro di comprendere il perché da parte del soggetto che l’ha commesso. Bisogna lavorare molto su questo, è diventato uno dei degli allarmi più importanti che abbiamo sul territorio nazionale: un intervento su tre delle forze di polizia riguarda vicende legate a violenza di genere. C’è un aumento soprattutto dopo il periodo post-covid, e questo comporta anche che dobbiamo porci delle domande».

Quali?

«C’è sicuramente una maggiore conoscenza del fenomeno da parte di chi subisce, ma anche una maggiore conflittualità. Probabilmente l’aumento dipende dal fatto che prima non si denunciava, adesso ci sono gli strumenti, anche tramite gli enti preposti, le associazioni sul territorio che aiutano a fare squadra, è possibile anche questo».

I reati informatici quanto la preoccupano?

«Anche dai dati che ha fornito il dirigente della Cyber Crime, il dottor Manco, è una delle nuove frontiere. C’è un’attenzione particolare da parte del nostro Dipartimento, tant’è che la polizia postale ha avuto un incremento di personale altamente specializzato. Molto conta la capacità nello scoprire i siti pedopornografici, la capacità dell’operatore che molto spesso deve fare l’under cover con tutto quello che ne consegue. Spesso questi operatori alla fine di una indagine importante, che può portare a perquisizioni e ad arresti, anche loro incontrano uno psicologo, perché si trovano di fronte a situazioni molto spesso aberranti e che nell’immaginario collettivo neanche si possono pensare».

Indagini importanti, come Codice Interno, ci hanno dato una fotografia della mafia barese. C’è allarme?

«La situazione che c’è a Bari e in tutta la provincia è una situazione già nota ai più: è una criminalità organizzata su base orizzontale, non su base verticale, quindi sono i gruppi storici che già conosciamo, inseriti a vario titolo, con sentenze passate in giudicato che hanno riconosciuto la mafiosità dei gruppi Strisciuglio, Capriati e Parisi Palermiti. Poi ci sono i sottogruppi che derivano dai vari gruppi capomafia. C’è un’attenta attività da parte della Procura e di tutte le forze di polizia su questi fenomeni, del resto Codice interno è una testimonianza».

Quali sono le forme di contrasto individuate?

«Un’attività di contrasto nell’ambito dei patrimoni, la Procura ma anche l’autorità di pubblica sicurezza su quello deve incidere perché nel momento in cui si sottrae il patrimonio, si toglie il denaro, i beni, comporta sicuramente una disarticolazione ancor più strutturale dell’organizzazione».

La mafia barese ha fatto un salto di qualità?

«Dobbiamo distinguere tra quella che è la criminalità barese rispetto a quella foggiana e alla Sacra Corona Unita, sono situazioni diverse con conformazione diverse. Ma sicuramente la criminalità barese ha fatto un salto di qualità, rientra in quell’opera di “camaleontismo”, immergersi per non farsi riconoscere. Questo anche la criminalità barese l’ha compreso e Codice Interno è una delle situazioni che più si attagliano a questo tipo di realtà. Adesso bisogna continuare e vedere quali sono le evoluzioni della criminalità in sede locale. I corsi e ricorsi storici comportano anche che ci siano le nuove generazioni a sostituire le vecchie, e quindi per gli assestamenti si possono verificare manifestazioni più o meno violente della propria capacità criminale con determinati segnali in determinati quartieri. Su quello si sta lavorando, anche con le attività di prevenzione, non solo nell’area della Città Metropolitana, ma anche in altri comuni che fanno parte dell’ambito metropolitano».

Le intercettazioni quanto vi servono?

«Sono determinanti, sia telefoniche che ambientali, ma anche telematiche. Del resto sappiamo bene che su Codice Interno ci sono state tutta una serie di attività ben svolte dalla Squadra mobile assieme ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia e se non ci fossero state le intercettazioni molte di quelle cose non le avrebbe potute dimostrare».

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