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Bari Cronaca

Sesso per superare gli esami, il Tribunale di Bari: «Studentessa condizionata dal potere del professor Volpe»

«Il professor Volpe avrebbe avanzato, abusando della sua qualifica di professore, una richiesta di natura sessuale nei confronti della studentessa in cambio di una intermediazione nel superamento degli esami universitari, prospettando un aiuto tangibile, stante la sua fama all’interno della facoltà di giurisprudenza e, di contro, la ragazza avrebbe declinato tale invito, accettando un’alternativa conveniente per entrambi di natura economica, anche alla luce della situazione di ristrettezza patrimoniale del Volpe, resa manifesta dallo stesso».

È il tribunale di Bari, nelle motivazioni alla condanna del docente universitario a cinque anni di reclusione e al risarcimento dei danni (30mila euro di provvisionale) all’Uniba, per induzione indebita (la tentata violenza è stata dichiarata prescritta) a chiarire il perché della decisione.

La condotta

Per i giudici, la studentessa sarebbe stata “condizionata” dal suo potere, tanto da prendere una decisione utilitaristica in relazione ai fini che si era prefissata di raggiungere. «È lapalissiano – scrivono -che tra l’imputato e la studentessa non sia mai esistito un rapporto di natura paritaria e l’esistenza di un accordo di durata tra i due volto a far conseguire alla studentessa il favore, quale il superamento degli esami che le mancavano per laurearsi in cambio di una somma di denaro, non implica automaticamente che la contrattazione sia avvenuta su un piano di simmetria contrattuale. È infatti innegabile il ruolo di Volpe all’interno dell’università e della società civile quale professore di fama nazionale dotato di attribuzioni che gli consentivano di produrre modificazioni favorevoli o sfavorevoli della carriera universitaria; tale potere – scrivono ancora – di cui egli ha abusato, ha rappresentato lo strumento di convincimento della studentessa, la quale, condizionata dall’idea di poter conseguire un vantaggio, ha subito gli effetti della strumentalizzazione indebita della posizione di “supremazia” del professore. Egli, inoltre, non ha mai mancato di sottolineare nelle conversazioni con lei e con i suoi collaboratori l’influenza esercitata nel mondo universitario e nelle carriere degli studenti, e che la stessa fosse reale o asserita ha poca importanza, in quanto egli aveva un potere pubblico esercitabile in astratto per fini diversi da quelli per cui gli era stato attribuito, a fronte della posizione di una semplice studentessa iscritta al quarto anno di giurisprudenza».

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