Una docente barese di 48 anni è stata assolta dalla Corte d’appello di Bari dall’accusa di aver adescato alcuni adolescenti.
In primo grado la donna, conosciuta come “zia Marina“, era stata condannata a sette anni e tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 75mila euro.
Il collegio presieduto dalla giudice Rosa Calia Di Pinto ha assolto la donna perché «il fatto non costituisce reato».
La 48enne era finita agli arresti domiciliari nel 2021 con le accuse di produzione di materiale pedopornografico e corruzione di minorenne. Nell’estate di quell’anno, la donna – che era maestra al Nord ed era tornata a Bari per le vacanze – avrebbe avuto rapporti sessuali con un ragazzo di 15 anni e un altro avrebbe filmato. Con lo stesso adolescente avrebbe girato un ulteriore video durante un rapporto sessuale, questa volta alla presenza di un 13enne.
I video sarebbero stati anche trasmessi in diretta su Instagram nel corso di una chat a cui avrebbe partecipato anche un 12enne. A denunciare erano state le mamme.
Ad annunciare la decisione della Corte d’Appello è stata la stessa docente, sui social. La Corte, scrive, «con questa assoluzione piena, ha voluto ristabilire il valore della giustizia e della legalità, prendendo chiaramente le distanze da una gestione del processo che aveva mostrato gravi criticità».
Per la 48enne, quella della Corte d’Appello, «è una decisione che riafferma che a Bari la Giustizia esiste, che i principi della Costituzione e del giusto processo non sono parole astratte, ma garanzie concrete per ogni cittadino».
L’avvocato: «La Corte d’Appello è stata coraggiosa, non si è fatta condizionare»
«Sicuramente la Corte di Appello è stata coraggiosa perchè la situazione era molto delicata sia dal punto di vista giuridico ma soprattutto da quello umano. È stata coraggiosa perché è riuscita a non farsi condizionare dall’ambiente e dalle forti pressioni che c’erano state, anche da parte della stampa, e ha veramente applicato le norme come vanno applicate». Lo dice all’Adnkronos l’avvocato David Terracina, difensore della maestra di scuola elementare assolta perchè “il fatto non costituisce reato”.
La donna non ha mai negato di aver avuto incontri di natura sessuale con minorenni sopra i 14 anni (la cosiddetta età del consenso) ma assicurando di non aver commesso reati relativi ai filmati e alla loro diffusione sui social. Non ci sarebbe stata, secondo quanto sostenuto dalla difesa, tesi evidentemente accolta dalla Corte, la consapevolezza del fatto che ai video assistevano anche ragazzi sotto quell’età.
«Per questo è stata assolta con la formula che “il fatto non costituisce reato”, manca il dolo del reato di corruzione di minorenni», aggiunge l’avvocato Terracina, dopo aver precisato di «aver letto solo il dispositivo e non la sentenza».
La signora ha sempre sostenuto che lei verificava l’età di chi si collegava ma se quest’ultimo faceva assistere altri non aveva modo di controllarlo. Per la diffusione dei video e quindi l’accusa di pedopornografia «i filmati erano stati realizzati e diffusi dai ragazzi, non dall’insegnante», sottolinea l’avvocato.
«Per il tribunale di primo grado lei li avrebbe istigati con il suo comportamento ma a quanto pare la Corte di Appello ha superato questa idea, riconoscendo l’autonomia dei ragazzi».
