Si accende la polemica sull’attività delle celebri pastaie dell’Arco Basso a Bari Vecchia. Un comunicato stampa diffuso da Home Restaurant Hotel denuncia uno “sciopero farsa” e il sistematico ritorno all’abusivismo, attaccando duramente la gestione della vicenda da parte delle istituzioni e la narrazione mediatica.
Secondo la nota di Home Restaurant Hotel, la protesta delle pastaie, ampiamente mediatizzata, si sarebbe rivelata una «sceneggiata di meno di 24 ore», con le stesse che sarebbero tornate immediatamente operative. A sostegno di questa tesi, viene citato un servizio televisivo di Telebari che avrebbe ospitato l’assessore Pietro Petruzzelli.
Abusivismo e silenzi istituzionali
Il comunicato critica aspramente le dichiarazioni dell’assessore Petruzzelli, accusandolo di «tollerare un’attività che definisce ‘artigianale’, purché produca orecchiette fatte a mano». La denuncia si concentra su quelle che vengono definite gravi irregolarità sistematicamente ignorate: l’assenza di tasse per l’occupazione di suolo pubblico, la mancata emissione di scontrini fiscali e l’assenza di qualsiasi licenza commerciale, trattandosi, di fatto, di «case private trasformate in esercizi pubblici abusivi».
Viene portato come “esemplare” il caso di Nunzia Caputo, “nota pastaia”, che esporrebbe «cartelloni, tendoni e gadget, in perfetto stile mercatino, senza che vi sia alcun tipo di controllo». I firmatari del comunicato si chiedono perché, a differenza di altre città dove la reazione delle autorità sarebbe immediata con sequestri e indagini, a Bari «dopo oltre 15 anni, la politica sembra ancora ostacolare il lavoro della Procura, evitando di affrontare un problema ormai sotto gli occhi di tutti».
«La vera vittima è l’informazione»
La denuncia di Home Restaurant Hotel si estende anche al mondo dell’informazione, accusando agenzie come Ansa e Rainews di aver «contribuito a dipingere le pastaie come vittime di un sistema che le perseguita, oscurando del tutto il lavoro della magistratura e ignorando completamente le voci di chi, da anni, denuncia irregolarità evidenti». Viene affermato che «la vera vittima, in questo caso, non sono le orecchiette, ma l’informazione», con un tentativo di «manipolazione mediatica» che farebbe «leva sulla tradizione e la cultura popolare per giustificare comportamenti al di fuori della legalità».
Il comunicato cita un episodio emblematico: l’aggressione subita da Antonio Loconte, direttore del giornale Quinto Potere, proprio sotto l’Arco Basso mentre cercava di documentare i fatti. «Le stesse persone che rilasciano sorridenti interviste a La Repubblica, Ansa e Rainews, rivendicando un presunto diritto a violare le regole, reagiscono con violenza a chi cerca di fare vera informazione. Perché?», si chiede il comunicato.
Gaetano Campolo, CEO della piattaforma Home Restaurant Hotel, che si è visto coinvolto in una «narrazione distorta» nella trasmissione “Mi Manda Rai Tre” (andata in onda il 9 novembre 2024), denuncia come il suo settore, «completamente regolamentato», venga attaccato ingiustamente, mentre si permette a una «realtà abusiva come quella dell’Arco Basso di prosperare».
Il comunicato solleva dubbi anche sull’operato delle agenzie di stampa e della RAI. Viene ricordato che «Ansa, lo scorso dicembre, ha pubblicato la notizia di una multa a Nunzia Caputo per attività abusiva prima ancora che venisse notificata, titolando ‘Home Restaurant illegale’». Tuttavia, prosegue la nota, «quando però si tratta di sanzionare le nove pastaie protagoniste dell’’occupazione’ dell’Arco Basso, nessuna notizia, nessun titolo, solo lacrime e interviste pietiste».
Infine, Home Restaurant Hotel ricorda che «RAI, anziché informare sulle indagini in corso, ha finanziato un evento nel 2022 con protagonista proprio Nunzia Caputo, oggi partner commerciale di un gigante come Molino Casillo. Il conflitto di interessi e la disinformazione sistemica sono sotto gli occhi di tutti». Il comunicato si chiude con un’amara constatazione: «Il ‘caso Arco Basso’ è il simbolo di un’Italia dove la legalità viene piegata alla narrazione, dove il folklore giustifica l’illegalità e dove chi informa viene aggredito mentre chi infrange le regole viene celebrato».