Scandalo Asl Bari, nelle intercettazioni i ruoli degli indagati: «Sei tu il perno principale qui»

Ruoli complementari, ma egualmente preziosi. Li avevano stabiliti gli stessi indagati, supportandosi a vicenda allo scopo di raggiungere l’obiettivo finale: la spartizione degli appalti. Circostanze che emergono dalle intercettazioni della guardia di finanzia, riversate poi nella richiesta di misura cautelare firmata dal procuratore capo Roberto Rossi e la pm Savina Toscani.

“Il perno principale”

È il 20 maggio scorso, e le microcamere nascoste nella stanza di Nicola Iacobellis dove è seduta anche Concetta (detta “Connie”) Sciannimanico (entrambi in carcere da una settimana), registrano l’arrivo dell’imprenditore Gianni Crisanti, ritenuto il collettore delle tangenti, il trait d’union tra le due metà dell’affare illecito. Una figura che per gli investigatori ha amicizie importanti, grazie alle quali tratta i dirigenti, come se fossero di pari grado.

Crisanti: «Vado a lavorare per lei ingegnere!».

Iacobellis: «In che senso? Ah, vai a parlare con quello?».

C.: «Eh, mò sto andando. Dottoressa, ha visto mai una persona con l’altruismo che c’ho io? Cioè, io mò sto andando a fare una cosa per lui».

Sciannimanico: «Io ti ho detto: dovessi venire meno, nel senso che se dovessi andare in un’altra città, qui la Asl chiude. E non sto giocando».

C.: «Se se ne va lui …».

S.: «Sei il perno principale tu. Esterno. L’ingegnere è interno. Ognuno c’ha un ruolo fondamentale».

C.: «Ogni tanto cambiano gli equilibri, mò vediamo di aggiustarli».

I.: «Senti, qui gli equilibri vanno aggiustati perché io me ne devo andare, io sto insegnando alla dottoressa tutto quello che so, quindi vi rivolgerete a lei».

S.: «No, ma quando andrà via lei me ne andrò pure io».

I vincoli di solidarietà

Di “vincoli solidaristico esistente tra i componenti dell’area tecnica” parlano i pm con riferimento alla rete di funzionari che aggiustano le pratiche a supporto degli illeciti commessi dai dirigenti. Il 1 agosto scorso, nell’ufficio di Sansolini sono presenti due dipendenti che lo informano di una discrasia rilevante tra l’importo dei lavori previsti ad una struttura sanitaria di Altamura (per 120mila euro) e le lavorazioni effettivamente eseguite (per soli 5mila euro) “con un’evidente e ingiustificata maggiorazione dei costi”. La soluzione è presto trovata dal dipendente: «Allora, o diciamo che questo intervento è stato fatto parte anche sulla copertura della hall, perché di là c’erano le infiltrazioni dell’acqua … Cioè possiamo dire quello e ci salviamo!».

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