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Riforma della giustizia, il popolo dei “no”: «Vogliamo che i cittadini siano informati»

Da Bari a Milano, passando per Roma, stesso striscione, stessa rabbia. La voce dei magistrati è univoca nel dire ‘no’ alla riforma della giustizia, la cui approvazione ha subito una brusca accelerata proprio in questi giorni e che oggi sarà discussa in Senato. Lo hanno fatto in un incontro dal titolo “Riformare la magistratura per…
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Da Bari a Milano, passando per Roma, stesso striscione, stessa rabbia. La voce dei magistrati è univoca nel dire ‘no’ alla riforma della giustizia, la cui approvazione ha subito una brusca accelerata proprio in questi giorni e che oggi sarà discussa in Senato. Lo hanno fatto in un incontro dal titolo “Riformare la magistratura per non riformare la giustizia?”, al quale hanno partecipato anche i direttori del Fatto Quotidiano Peter Gomez e Marco Travaglio, e i docenti di diritto costituzionale Francesco Perchinunno e Nicola Grasso.

La presidente

«Lo facciamo per informare i cittadini, perché vogliamo coinvolgerli in un’informazione chiara e precisa sul significato della riforma. Vogliamo spiegare loro perché questa riforma non riguarderà la giustizia ma la magistratura, e non renderà un servizio migliore alle loro istanze di giustizia. Ma anche quali sono i rischi che con essa in concreto si produrranno – spiega la presidente Anm di Bari, Antonella Cafagna – Non è una provocazione, vogliamo sostenere proprio questo, che la riforma costituzionale non toccherà i problemi che riguardano il funzionamento, non renderà i processi più celeri, non interverrà sulle risorse a disposizione dei magistrati, non imprimerà nessuna svolta di tipo efficientista al funzionamento della giustizia. La riforma toccherà i magistrati e lo farà a discapito della tutela dei diritti dei cittadini perché porrà i magistrati sotto il controllo».

Gli altri interventi

«Si tocca per la prima volta la Costituzione – ha evidenziato il presidente della Corte d’appello di Bari, Franco Cassano – e, a nostro avviso, si fanno dei danni per i cittadini. Si indebolisce profondamente un organo di garanzia come il Consiglio superiore della magistratura, lo si priva di alcune funzioni essenziali: si scelgono i componenti del consiglio per il tramite di una cosa assurda che non esiste per nessuna altra istituzione, cioè attraverso il sorteggio. I magistrati vengono così privati del diritto di scegliersi i propri i propri rappresentanti sostanzialmente. Questo è un unicum che noi non possiamo accettare».

Gli ha fatto eco il procuratore di Bari, Roberto Rossi: «Riteniamo che l’accelerazione di una legge costituzionale per l’approvazione della riforma sia fatta in modo non democratico per approvare norme non democratiche, come il voto del Csm con il sorteggio. Proclamare l’indipendenza della magistratura è il nostro modo di difendere la Costituzione».

I giornalisti

«Il primo problema della giustizia italiana è la durata interminabile dei processi penali e peggio ancora di quelli civili. Nessuna delle forme che sono allo studio fa sì che questi processi vadano in maniera più veloce – ha detto Peter Gomez, direttore del Fatto Quotidiano.it. Anzi, molte di queste li allungano. Le classi dirigenti di qualsiasi colore vogliono il pugno duro rispetto ai poveri e vogliono invece avere una mano lasca o la possibilità di farla franca rispetto ai ricchi».

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