Redog, a Bari un’oasi per i cani. Patruno: «Vi insegno come ci si comporta con loro» – L’INTERVISTA

Questa è una storia che parla di amore e tenacia, di una passione nata durante l’infanzia, repressa per anni e poi sbocciata. Un esempio di chi non ha mai mollato la presa e ha realizzato ciò che desiderava. Gilda Patruno ha 52 anni, è nata a Bari e oggi, finalmente, è una cinofila e ha un’oasi tutta sua: “Redog”, in strada Santa Caterina. Il sentimento di tenerezza verso gli amici a quattro zampe è nato da piccola; quell’“amico fedele” che di volta in volta accarezzava per strada, la coinvolgeva più delle giostrine al parco.

Perché la sua è una storia di tenacia?

«Mio padre non voleva cani in giro per casa e così le mie richieste di bimba cadevano sempre nel vuoto. Ricordo che adoravo gli animali delle mie amiche, compresi i gatti, e quando mi imbattevo in “trovatelli” mi prodigavo per portar loro da mangiare».

E poi da adulta, dopo aver studiato per diventare ragioniera, con un marito e due figli, è riuscita a fare ciò che desiderava?

«Il mio obiettivo non era solo quello di avere tra le mura domestiche un cane da accudire ma di acquistare un campo dove addestrare i “migliori amici dell’uomo” e questo son riuscita a farlo solo quando i miei figli son diventati più autonomi. Alla figura di educatore e addestratore cinofilo ci sono arrivata solo con il tempo, dopo aver avuto per alcuni anni un negozio di articoli per animali. È lì che ho toccato con mano in maniera costante, grazie ai clienti, le esigenze di svariate razze canine».

Continua a perfezionare la sua formazione nei migliori centri pugliesi, ma come le è venuto in mente di comprare un terreno di 2.300 metri quadri e di attrezzarlo per la cura dei cani?

«Avevo dei risparmi e mi sono lanciata in un’avventura che corona quel sogno di quando ero piccola: migliorare sempre più il rapporto tra cane ed essere umano».

Il suo spazio all’aperto, con una zona al coperto, è un terreno in una lama, cosa avviene dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 18?

«Ci sono cani di ogni razza o meticci e sono portati dai proprietari per motivi diversi: addestramento, educazione, sport o passeggiate. La zona è suddivisa in tre aree distinte e in ognuna si svolgono le attività stabilite. Tra queste c’è l’area dell’asilo dove l’animale gioca. Sono tante le persone che lavorano e non vogliono lasciare il proprio “fedele amico” da solo, in appartamento».

Ci fa un esempio di come migliorare il rapporto con il cane?

«In Redog vige una regola: il rispetto della memoria di razza per ciascun animale. Intuire quel “richiamo istintivo” vuol dire non stravolgere la loro natura ma coglierne le reali motivazioni ed educarli al meglio. Poi ci sono comportamenti che è bene assumere per la serenità dell’animale».

Un esempio?

«Quando trema per la paura dei fuochi d’artificio; prenderlo in braccio per rassicurarlo vuol dire solo confermare quella paura. Bisogna invece mostrare tranquillità in modo che senta che quel suo timore non è fondato».

A casa sua ci sono Rio, un beagle, e Denise, un border collie: li porta sul luogo di lavoro?

«Ove è possibile socializzano e lì dove ci sono difficoltà si lavora ogni giorno per mitigarle».

Lei organizza manifestazioni e viene invitata per fare dimostrazioni di vario tipo, quando il prossimo evento?

«Il 15 dicembre, nel mio campo, terremo un seminario a tema “clicker”, uno strumento che si usa in addestramento».

Molti prendono in casa non uno ma due cani: come commenta Papa Francesco per il quale «c’è chi sembra scegliere cani e gatti al posto dei figli»?

«Le rispondo con un commento ascoltato durante un corso: “Bisogna vivere il cane e non per il cane”».

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