«Mignani allenatore del Bari 2022-2023»: non solo parole, ma un concetto messo nero su bianco da Ciro Polito. Non sul contratto, che già ad inizio anno prevedeva un rinnovo automatico in caso di promozione, ma su un cartello mostrato in modo estemporaneo durante la conferenza stampa convocata dopo la conquista della Serie B. Quella del direttore sportivo biancorosso è «un’uscita in presa alta» sul tema del futuro del tecnico ligure. Uno dei tanti sassolini che l’ex Juve Stabia si toglie durante la chiacchierata con i giornalisti, spazzando via indiscrezioni circolate nei giorni scorsi che ipotizzavano un addio tra il club e il titolare della panchina. La vittoria del torneo e la clausola contrattuale suffragano la posizione ferma e netta della società: «Mignani è il mister del Bari senza ombra di dubbio. Non è mai stato in discussione, anche nei momenti di difficoltà. Si diceva che non avesse carattere e attributi, ma ha vinto con grande merito e facendo anche belle partite».
Polito ricostruisce la chiamata in panchina di Mignani, raccontando retroscena sulle ore che hanno preceduto la firma: «Non sono il tipo da casting, ma avevo le idee chiare. Lo incontrai in stazione a Roma, e dopo aver parlato con lui mezz’ora ho capito che fosse l’uomo giusto per noi».
Nonostante siano ancora fresche le immagini della festa e del tripudio fino alle 3 di notte allo stadio S. Nicola («i complimenti me li godo»), il dirigente dell’area tecnica pensa già al futuro. «Con un occhio guardo il gatto, e con l’altro friggo il pesce», aveva detto domenica notte dopo la sbornia post Latina. «Cambieremo, ma l’ossatura non va stravolta», l’indirizzo già tracciato. «Bisogna inserire tasselli per costruire un Bari forte. In squadra ci sono già tanti giocatori di buon livello che hanno fatto anche la B e possono giocare in B», osserva Polito portando ad esempio Maiello, il top player arrivato nel mercato di gennaio dopo la lunga esperienza di Frosinone. «In B c’è molto equilibrio, ma tanti milioni non sono sinonimo di vittoria».
Nel Bari sono diversi i calciatori divenuti patrimonio della società dopo la conquista della Serie B. Da Maiello a Terranova, per arrivare a Cheddira e Paponi, rispettivamente portati nella città all’ombra di San Nicola con diritto e opzione di rinnovo. Chi non è del club biancorosso è Mallamo, 23 presenze in campionato e due reti, tra cui quella pesantissima nel finale del derby con il Foggia: «È dell’Atalanta. Se potessi lo riprenderei subito, valuteremo», spiega con prudenza Polito. La sensazione è che la giovane mezzala farà parte anche del Bari 2022-2023.
Il ds ricostruisce quindi tutta la storia della stagione. Dalle difficoltà del ritiro di Storo colpito dal Covid, a quelle del mercato, come noto condizionato dall’urgenza di una netta sforbiciata agli esuberi, figli dei danni del passato, prima di poter procedere agli innesti.
«Mi sono dovuto inventare il mercato», l’ammissione di Polito che sottolinea i colpi D’Errico e Botta, i primi piazzati, rimarcando le operazioni fatte con Frattali e Antenucci in relazione agli ingaggi spalmati. Petto in fuori invece sulla gestione di Scavone. Da possibile partente a pedina determinante nei momenti chiave con quattro gol pesantissimi: «I successi partono da lontano. I giocatori si prendono e poi però si gestiscono, è stata una tortura ogni giorno, con 24 giocatori tutti potenziali titolari. Il gruppo è stato encomiabile».
Dolce l’epigono di Latina con un successo che per Polito è stato «ottenuto con grande merito, forza e valori tecnici e umani. Partendo dal presidente e dal tecnico, per arrivare ad una squadra che ha dimostrato di avere valori sopra la media». Il direttore spende parole al miele per il presidente, rivelando un curioso retroscena: «Quando mi ha chiamato al telefono non gli risposi pensando che fosse un giornalista. Sono andato a Roma tre volte. Gli dissi che la priorità fosse l’Ascoli, a cui ero ancora legato, ma che ero disponibile se mi fossi liberato. Lui ha insistito, dicendomi che fossi la persona giusta. È il presidente che tutti sognerebbero».
Polito passa in rassegna i nomi dei protagonisti della promozione. Li ringrazia uno ad uno, spiegando che dietro un successo ci sono tanti meriti. «Anche di quelle persone che non si vedono mai». Rivolge il suo encomio alla città, per l’accoglienza ricevuta. Poi ammette il suo obiettivo: «Non mi cullo sui successi. È normale che voglia arrivare in Serie A. Vorrei fare la stessa carriera che ho fatto da calciatore e anche di più». Il target è fissato. Lo stesso della città. I tifosi sperano che sia lui a condurre nel porto della massima serie il Bari.