Polignano a Mare si prepara a celebrare il suo figlio più illustre, Domenico Modugno, con tre giorni – da oggi a domenica – di musica e parole. Tra bande, orchestra sinfonica e grandi ospiti, la chiusura della rassegna porta anche la firma di Stefano Senardi, produttore discografico tra i più influenti degli ultimi decenni, che racconta il legame fra Mimì, la città e la musica d’autore. E ascoltare Senardi parlare di musica è come guardare un bambino felice scartare tanti bei regali di Natale.
Come si intrecciano Modugno, Polignano e le bande musicali in questa manifestazione?
«L’idea nasce da un percorso iniziato lo scorso anno con la Regione Puglia, con Aldo Patruno. In quell’occasione, dopo aver presentato il mio libro con Manuel Agnelli a Vieste, Patruno mi parlò di una nuova legge regionale dedicata alla salvaguardia delle bande pugliesi, un patrimonio culturale unico. Si punta a ottenere il riconoscimento dell’UNESCO, e in questa direzione sono stati stanziati fondi per sostenere le realtà che rispettano determinati requisiti. Riccardo Muti ha dato il suo contributo, sottolineandone l’importanza. È un tema che mi appassiona molto, al punto che sto preparando un progetto importante per il prossimo anno: mi piacerebbe coinvolgere grandi figure pugliesi, come Renzo Arbore, che è da sempre un testimone straordinario di questa tradizione».
Il Comune di Polignano e la Regione le hanno chiesto di pensare a qualcosa di speciale per questa edizione. Come ha impostato il lavoro?
«È un tributo che considero fondamentale. Modugno è il cittadino più illustre di Polignano e ogni anno cerco di contribuire a celebrarlo. Dal 2014, con il sindaco Domenico Vitto, abbiamo dato continuità a questa manifestazione, dopo le prime edizioni al Petruzzelli. “Meraviglioso Modugno” era un format particolare, diverso: questa volta non si tratta di quello, ma di un omaggio che la città vuole dedicare al suo artista più grande, con una formula originale e all’altezza. L’anno scorso lo abbiamo fatto attraverso Carmen Consoli e un tema legato ai migranti. Quest’anno il progetto si arricchisce grazie anche al rapporto con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, che torna a Polignano con ospiti di rilievo».
Ha mai conosciuto Modugno personalmente?
«Purtroppo no. Mi ha colpito però una telefonata recente di Vincenzo Mollica: mi ha detto che quello che stiamo facendo è bellissimo, ma anche che è un peccato che io non abbia mai incontrato Modugno. Non è il primo a farmelo notare. Credo che avremmo avuto una sintonia speciale».
C’è una canzone che per lei rappresenta più di altre Modugno e la Puglia?
«Ce ne sono molte, ma penso subito “Amara Terra Mia”. Mi lega anche a un ricordo personale: diversi anni fa pubblicai con la mia etichetta un disco dei Radiodervish che conteneva la loro versione del brano. Nel CD c’era anche un videoclip diretto da Franco Battiato: io interpretavo un funzionario di polizia che assisteva allo sbarco dei migranti. È un episodio poco noto, ma per me molto significativo».
Che ricordo ha di quell’esperienza con Battiato?
«Straordinario. Con Franco era sempre così: le cose nascevano quasi per caso e con grande generosità. Quel video lo realizzammo in pochissimo tempo. Era anche il segno di un legame fortissimo di Battiato con la Puglia: veniva spesso, sempre accolto da un entusiasmo enorme. Ricordo la sua disponibilità totale: viaggiò da Milano a Bari solo per un dibattito al Medimex. Una dedizione incredibile».
Torniamo alla rassegna: avete unito artisti molto diversi. Come si costruisce un dialogo tra voci e linguaggi così lontani?
«Ho lavorato con Luca Bernini alla direzione artistica. L’idea è stata di far convivere anime diverse. Ho voluto fortemente Renzo Rubino, che con la sua “Sbanda” porta avanti la tradizione. Durante la manifestazione sei bande pugliesi attraverseranno la città in una vera e propria staffetta musicale, fino ad arrivare in piazza».
Ci sono anche Paola Turci e Gino Castaldo.
«Apriranno la serata con un talk-concerto dedicato a Mimì e alla grande canzone d’autore. È uno spettacolo che portano in giro da tre anni e che ho visto più volte: Paola è un’interprete straordinaria, capace di versioni intensissime di brani come “Dio come ti amo”. Recentemente l’ho ascoltata cantare questo brano in Sardegna, nella casa che fu di Fabrizio De André, insieme a Paolo Fresu: ne è uscita una versione che ho definito “psichedelica”. Un capolavoro. Con Gino formano un duo perfetto, che alterna racconti e musica».
Poi arriverà Vinicio Capossela, un artista con cui lei ha un legame particolare.
«Sì, gli ho prodotto i primi tre dischi insieme a Renzo Fantini, che è stato il manager storico di Paolo Conte e uno dei miei amici più cari. Fantini fu fondamentale in quel percorso, e per me ritrovare Vinicio in questo contesto è emozionante. È anche un grande amico delle bande: ha inciso con la Banda della Posta e a Polignano presenterà un repertorio speciale, in dialogo con la “Sbanda”».
E in scaletta troviamo anche La Niña. So che ha un debole artistico per lei.
«La considero una delle voci più interessanti oggi. Ha una forza straordinaria sul palco, un impianto sonoro corale e radicato nella tradizione napoletana, ma con un’energia nuova. Ha appena vinto la Targa Tenco con un album in dialetto che è già un piccolo classico. Credo che presto potrebbe arrivare a un riconoscimento internazionale».
Per chiudere, cosa rende ancora attuale Domenico Modugno?
«È un artista gigantesco, eppure ancora tutto da indagare. C’è tanto da scoprire e da restituire della sua opera: non solo il repertorio più noto, ma anche i brani meno frequentati, i testi, le sperimentazioni. Modugno è stato un innovatore e un ambasciatore della canzone italiana nel mondo, e la sua lezione continua a parlare al presente. Ogni volta che lo si riascolta, ci si accorge che possiede ancora molto da dare».