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Polignano a Mare, Loris costretto a vivere in una grotta: niente case per i sorvegliati speciali

Nonostante abbia solo 35 anni, la storia di Loris somiglia già a un percorso di andata e ritorno tra cadute, tentativi di riscatto e porte chiuse. Lo abbiamo incontrato a Polignano, dove oggi vive in condizioni che definire precarie è poco: una grotta a picco sul mare è diventata la sua casa di fortuna, mentre una tavola da sup gli fa da letto.

Una sistemazione improvvisata, pericolosa in caso di maltempo, umida e priva delle minime condizioni di sicurezza. Un quadro che stride con la sua reale volontà di cambiare vita e con il fatto che, economicamente, potrebbe mantenersi senza gravare su nessuno.

Loris non nasconde gli errori del passato, che lo hanno portato a essere inserito nel regime di sorveglianza speciale. Ma oggi, racconta, quel capitolo vorrebbe chiuderlo definitivamente. «Chiedo solo la possibilità di rimettermi in piedi da uomo libero», ripete , spiegando come ogni tentativo di trovare un alloggio o un supporto formale sia finito nel nulla.

La sua disponibilità economica, paradossalmente, non è bastata a garantirgli un posto stabile in cui vivere: «Ho provato a cercare una stanza, un piccolo spazio in affitto, ma quando sentono della mia situazione legale nessuno vuole assumersi la responsabilità».

Vivendo da sorvegliato speciale, ogni scelta si complica. Non può allontanarsi troppo, non può spostarsi senza avvisi o autorizzazioni, e ogni controllo rischia di diventare un ulteriore ostacolo. Dormire in una grotta, però, non è una scelta romantica né un’esistenza da spirito libero: significa affrontare notti gelide, infiltrazioni d’acqua, mareggiate improvvise e la costante paura che una frana o un’ondata possano travolgerlo nel sonno.

La sua situazione solleva interrogativi che vanno oltre il suo caso individuale. Cosa accade a chi, dopo aver sbagliato, prova davvero a reinserirsi? Quali strumenti concreti offre il territorio a chi non chiede assistenzialismo ma solo una possibilità dignitosa di ricominciare? A oggi, per Loris, la risposta appare drammaticamente semplice: nessuno lo ha aiutato. Nessuno ha raccolto il suo appello. Eppure il suo racconto non è quello di un uomo sconfitto.

Loris parla con lucidità, con la determinazione di chi non vuole arrendersi. Dice di voler lavorare, di voler pagare un affitto, di volere una vita normale, fatta di abitudini semplici e scelte possibili. «Non cerco compassione, cerco solo rispetto», afferma. Con la stessa calma con cui descrive le sue notti in riva al mare, interrotte dal rumore delle onde che rimbombano nella cavità in cui ha trovato riparo. La sua storia, ora, interroga un’intera comunità. Perché dietro quel giovane che torna ogni sera nella grotta non c’è un rifiuto delle regole, bensì la richiesta di una seconda possibilità che, finora, nessuno sembra avere voluto ascoltare.

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