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Bari, pronto soccorso “sold out” al Policlinico: anche le trasfusioni si fanno in sala d’attesa

La tabella con i cinque colori sul sito di Puglia Salute si aggiorna continuamente, dando un’idea del tutto approssimativa di quello che attende chi cerca aiuto al pronto soccorso del Policlinico di Bari.

I numeri

Alle 16.20 di ieri in visita c’erano 4 codici rossi, 45 arancioni (urgenti), 26 azzurri (con urgenza differibile), 12 verdi (urgenza minore) e nessun codice bianco: 87 persone che venivano visitate nel reparto di emergenza-urgenza del Policlinico. Tempi di attesa in media nelle otto ore precedenti, riportati sulla tabella: mezz’ora per gli arancioni, 51 minuti per gli azzurri, oltre due ore per i verdi, oltre un’ora (stranamente) per i bianchi.

Il caos

Ma quello che è avvenuto nelle ore precedenti non trova traccia nelle tabelle aggiornate in tempo reale. Lo racconta, però, Anna, una dei tantissimi utenti che domenica pomeriggio (sera e notte, a seguire) hanno chiesto l’intervento di un medico. «Ho accompagnato mia sorella al pronto soccorso, perché aveva il diabete molto alto, dolori molto forti all’addome, vomitava e la pressione era salita. Ero preoccupata – spiega – perché già un mese fa è stata ricoverata in un’altra città dove vive perché aveva perso coscienza».

L’arrivo

Le due donne sono arrivate in pronto soccorso alle 19: «Era un caos pazzesco – prosegue – c’era gente ovunque, e continuava ad arrivarne. Dopo ore di attesa, una bravissima dottoressa ha visitato mia sorella, l’hanno sottoposta ad accertamenti e hanno diagnosticato dei calcoli alla cistifellea. Il diabete era alto, la dottoressa voleva che fosse ricoverata e operata. Ma non è successa né l’una né l’altra cosa».

I posti letto

«È stato contattato un medico di Chirurgia, chiedendogli la presa in carico, ma lui ha risposto che non aveva posto – continua il racconto di Anna – Ha guardato gli esami e ci ha detto che non era urgente. Ha detto di farla visitare privatamente per poi prenotare l’intervento. Ma mia sorella stava male, il diabete era altissimo, e avevo paura». Nessun posto in chirurgia, dunque, ma purtroppo nemmeno al pronto soccorso: «La dottoressa non voleva mandarla a casa, era preoccupata quanto me, ma in tutto il pronto soccorso non c’erano letti liberi. Ha persino mandato degli oss alla ricerca di barelle: niente, nemmeno quelle».

Le 12 ore

«Siamo rimaste sulle sedie per 12 ore, tra gente che stava male. Addirittura c’erano persone sottoposte a trasfusioni. Siamo andate via alle 7 di lunedì, dopo che la dottoressa ci ha dato una terapia da tentare a casa, non poteva fare diversamente. Tutto questo però è inaccettabile – si sfoga Anna – Sapevamo che al pronto soccorso c’è sempre da aspettare ma lei non era un codice bianco né verde. Questa è la sanità pubblica, non può accadere ancora».

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