Il telefono del nuovo rettore del Politecnico di Bari, Umberto Fratino, non ha smesso di squillare un momento. Ora, dopo l’euforia del risultato elettorale è il momento di raccogliere le idee e organizzare il lavoro dei prossimi sei anni.
Quale sarà la sua prima azione da rettore?
«Il primo passo che faccio è prendere un paio di giorni di riposo. Scherzi a parte, credo che sarà quello di guardare con attenzione a quanto mi aspetterà a partire dal primo ottobre. Far mente locale e garantire un’attenzione specifica agli studenti, in particolare, e mi farò carico immediatamente di determinare scelte che possano metterli in condizione di usufruire di un welfare migliore, di spazi studio, attività culturali. Tutto ciò che serve a rendere il nostro campus sempre più vivo e sempre più vissuto. Dopodiché massima attenzione a tutte le componenti all’intero sistema Politecnico, che dovrà continuare sulla strada già intrapresa, operando con un miglioramento continuo. Una piccola ma potente rivoluzione che ci porti a traghettare verso mete più alte».
Cosa manterrà dell’eredità lasciata dall’attuale rettore Cupertino?
«Tantissimo, perché lui ha sempre avuto la capacità di rendere il Politecnico presente, soprattutto nel mondo imprenditoriale e industriale. Sarà mia cura rafforzare questa sua vocazione naturale, ma contemporaneamente migliorare laddove necessario anche tutte le interazioni col tessuto sociale e regionale, non solo cittadino».
Quando si metterà a lavoro per stabilire i compiti e assegnare le nomine?
«In questi giorni mi confronterò con l’elettorato per costruire una squadra di governo che sia all’altezza. Sceglierò per competenze e capacità, non solo per mera fedeltà. Una squadra che si insedierà sin dal primo di ottobre, quando avverrà il passaggio, in modo tale da essere operativi fin dal primo giorno e avviare una serie di politiche da mettere in campo nei primi 100 giorni di governo».
Al suo fianco, durante lo scrutinio, c’era anche l’ex rettore Eugenio Di Sciascio. Ha intenzione di coinvolgere nella sua squadra anche lui, Cupertino o il suo “sfidante” Giuseppe Carbone?
«Questa è una decisione sulla quale rifletteremo. Io ho avuto il supporto ampio di tutta la collettività, anzi voglio ringraziare il mio competitor per la lealtà e la professionalità. Per quanto riguarda le attività, sono tutte risorse: il professor Di Sciascio, il professor Cupertino, il professor Carbone. Questo Politecnico deve far forza su tutta questa capacità scientifica e umana che risiede in tutte le sue anime».
Sente la responsabilità di guidare l’unico Politecnico del sud Italia?
«Sì, ne sono sono cosciente e orgoglioso. Sono conscio della difficoltà, ma sono anche certo della capacità che noi tutti, in una gestione partecipata, potremo traguardare con successo al futuro e guardarlo con nuovi orizzonti. Con serenità e senza paura».
Se dovesse guardare al futuro e immaginare il Politecnico che vorrebbe lasciarsi alle spalle tra sei anni, cosa vede?
«Un Politecnico vivace, come lo è adesso. Anzi ancor più vivace, con ancor più persone e corsi. Un Politecnico giovane, sia nell’età della gente che lo frequenta che giovane nelle persone che lo animano. E competente, come lo è sempre stato. Magari ancora più competente, ancora più internazionale, ancora più radicato nel suo territorio, ma proiettato verso il futuro e l’eccellenza».