È successo di nuovo. Nei giorni scorsi, più di un medico dei pronto soccorso della città, come se non bastasse il carico di lavoro, ha denunciato il sovraffollamento negli ospedali e il rischio linciaggio. Il motivo? Troppi pochi dottori, poca sicurezza e zero concorsi all’orizzonte. «Ma così – denuncia il sindacato Ussmo – si va verso la tragedia».
L’ultima denuncia, in ordine di tempo, proviene dall’ospedale Di Venere. Il presidio sanitario di Carbonara, nella giornata di ieri, è stato sommerso da casi da codice rosso e arancione che hanno messo sotto stress il personale di turno, costringendo a “prelevare” dottori anche da altri reparti. La sala d’attesa, nel frattempo, ha cominciato a scaldarsi e pazienti in fila da più di quattro ore sono stati sul punto di aggredire i medici. E, in crisi, per gli stessi identici motivi, è andato anche il pronto soccorso del Policlinico. Anche qui, nella giornata di ieri, c’è stato un boom di emergenze, che ha messo a dura prova l’intero sistema con ricadute su tutti i reparti. Passeggiando per la sala d’attesa, la maggior parte dei pazienti in fila era stata trasportata nelle strutture del capoluogo dalla provincia. Molti, infatti, provenivano da Alberobello, Palo del Colle o Polignano, strutture prive delle competenze per affrontare alcune emergenze. E anche qui, tra pazienti esausti e dottori sotto stress, la rissa è stata dietro l’angolo.
Una situazione che va avanti da anni, come denuncia il segretario di Ussmo, Franco Lavalle. «Nei tre pronto soccorso della città (Di Venere, Policlinico e San Paolo, ndr) si assiste a una carenza di personale che raggiunge anche il 60%». Per far fronte a questa situazione, molti dottori vengono dirottati da altri reparti al primo soccorso. Ma questo espediente è una lama a doppio taglio. «Così- spiega Lavalle – si compromettono le performance dei medici, che, pur essendo preparati per il primo soccorso, hanno specializzazioni di tutt’altro tipo». Il rischio è che i dottori, con altre competenze e oberati dal lavoro, compiano errori, dovendo risponderne, poi, per cavilli del sistema di cui non sono responsabili, di fronte alla legge. «Ma oltre a questo – specifica Lavalle – la situazione per i medici diventa stressogena. I dottori si stanno ammalando per il troppo lavoro: si va dall’aumento della pressione, fino all’insonnia, all’irascibilità e, nei casi più gravi, al burnout e all’infarto. Com’è accaduto, nel luglio 2021, al dottor Sebastiani, colto da un infarto dopo una giornata di lavoro a 61 anni».