Sono a processo con rito abbreviato Nicola Centonze e Nicola Laquale accusati, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio plurimo, detenzione e porto di esplosivo, con aggravante mafiosa. I due imputati sono tra i responsabili della morte di Domenico Martimucci, 27enne promessa del calcio, ferito, assieme ad altri sette giovani, nell’esplosione del 5 marzo del 2015 che distrusse il Green table di Altamura. Martimucci morì dopo cinque mesi di agonia.
Centonze, per il quale l’accusa ha chiesto 30 anni di reclusione, è considerato l’intermediario tra mandante ed esecutori dell’esplosione. Laquale avrebbe fornito l’esplosivo e per lui è stata chiesta la condanna a 8 anni di carcere. Un processo in sui sono state ammesse parti civili la Regione Puglia e il Comune di Altamura, che hanno chiesto 500mila euro di risarcimento, mentre ammonta a due milioni la richiesta dei parenti della vittima. E ieri in aula, durante il processo svolto a porte chiuse, era presente anche la sorella del giovane calciatore da anni impegnata nel sociale con l’associazione «Noi siamo Domi».
Per la stessa vicenda sono stati già condannati in via definitiva dalla Cassazione il mandante dell’attentato, Mario D’Ambrosio, a 30 anni di carcere, l’esecutore materiale Savino Berardi (a 20) e uno dei complici, Luciano Forte (a 18 anni).