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Bari Cronaca

Omicidio di Antonella Lopez, indagini chiuse per quattro giovani

Con l’avviso a quattro indagati, il pm antimafia di Bari Fabio Buquicchio, ha chiuso le indagini sull’omicidio della 19enne barese uccisa per errore il 22 settembre 2024, in una discoteca di Molfetta, da un proiettile destinato a Eugenio Palermiti junior.

Gli indagati

Rispondono a vario titolo di omicidio aggravato dalla modalità mafiose, detenzione e porto abusiva di pistola, favoreggiamento e ricettazione, il 21enne Michele Lavopa, responsabile della morte di Antonella, Eugenio Palermiti junior, 20enne nipote dell’omonimo boss del quartiere Japigia di Bari, vero versaglio dei colpi, il 21enne Mario Ruta e il 22enne Giuseppe Fresa, amici di Lavopa e suoi complici, secondo l’accusa, nella fase seguita all’omicidio, quando l’arma fu nascosta in un terreno a Bitonto.

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, grazie ai frame della videosorveglianza, il gruppo del quale faceva parte Lavopa era arrivato al Bahia verso l’1.30. Un’ora dopo, le telecamere dell’ingresso inquadrano l’arrivo dell’altro gruppo: Eugenio Palermiti jr, Antonella Lopez, l’autista e amico di Eugenio, Francesco Crudele, Gianmarco Ceglie, Davide Rana (gli ultimi tre feriti non in maniera grave dai colpi di pistola), un amica di Antonella e altri ragazzi.

Il secondo gruppo, riportano gli atti, “entra con fare prevaricatore, senza pagare l’ingresso, entrando in contrasto con il personale preposto alla vigilanza lì presente”, scriveva il gip Francesco Vittorio Rinaldi, nella convalida del fermo di Lavopa. E tra gli atti allegati, le dichiarazioni del buttafuori che era all’ingresso. L’inchiesta ha accertato anche la consuetudine dei giovani rampolli dei clan di andare nei locali armati.

L’aggravante mafiosa

È stata contestata dal pm Buquicchio sia a Lavopa che a Palermiti, accomunati dal fatto di andare in discoteca armati, “con spregiudicatezza e noncuranza delle condizioni di affollamento del locale, in cui erano presenti centinaia di persone, in quanto vi si stava svolgendo una serata musicale, agendo a volto scoperto, nella consapevolezza che nessuno avrebbe reso dichiarazioni all’autorità giudiziaria, per effetto della condizione di assoggettamento ed omertà derivanti dal potere di intimidazione dei sodalizi di tipo mafioso, operanti sul territorio di Bari e provincia, portando con sé la pistola in discoteca consapevole dei frequenti diverbi armati, avvenuti anche nei locali pubblici, tra le persone affiliate o contigue ai due clan”.

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