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Bari Cronaca

Nuovo filone d’inchiesta per Giacomo Olivieri: la lente sui soldi sospetti

I fondi gestiti dalla famiglia, anche attraverso l’uso di fondazioni e una super abitazione nel cuore di Bari, da oltre mezzo milione di euro, torna a portare Giacomo Olivieri davanti ai giudici. Per l’ex consigliere regionale, già condannato a nove anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta «Codice Interno», si apre un nuovo capitolo giudiziario che ruota attorno all’origine dei fondi utilizzati per l’acquisto dell’immobile e alla loro presunta schermatura attraverso intestazioni fittizie.

L’attico

Secondo l’accusa, l’attico di via Melo, dal valore stimato di circa 570mila euro, sarebbe stato comprato con denaro proveniente da attività illecite e formalmente intestato alla moglie, Maria Carmen Lorusso, ex consigliera comunale di Bari, al solo scopo di sottrarre il bene a eventuali sequestri. Un’operazione che, per la Procura, configurerebbe due ipotesi di autoriciclaggio a carico di Olivieri e il reato di trasferimento fraudolento di valori contestato a entrambi i coniugi. Prima dell’arresto per voto di scambio politico-mafioso, Olivieri avrebbe abitato stabilmente nell’attico finito sotto sequestro. Oggi l’immobile risulta occupato dalla moglie, mentre l’ex esponente politico si trova agli arresti domiciliari a Parabita, in Salento.

L’origine dell’inchiesta

Il procedimento nasce dagli accertamenti patrimoniali condotti sui beni sequestrati all’indagato, che avrebbero fatto emergere incongruenze tra redditi dichiarati e disponibilità economiche. Gli investigatori hanno acceso i riflettori anche su altre vicende giudiziarie già note. In particolare sul crac della società Immoberdan, per il quale Olivieri è attualmente sotto processo. In quel filone, l’accusa sostiene che l’ex consigliere regionale avrebbe incassato parcelle per circa 2,7 milioni di euro per prestazioni professionali mai svolte, contribuendo in modo determinante al dissesto della società.

La fondazione

Sotto la lente anche la «Fondazione Maria Rossi onlus», intestata alla madre di Olivieri. Secondo gli inquirenti, all’interno dell’ente sarebbero confluiti fondi provenienti dalle donazioni del cinque per mille, che ora vengono analizzati per ricostruirne la destinazione e verificare eventuali utilizzi impropri o collegamenti con le altre operazioni finanziarie contestate.

Il nuovo filone

Il nuovo procedimento ha mosso i primi passi in udienza preliminare, ma il giudice ha disposto un rinvio su richiesta della pubblico ministero Bruna Manganelli, che ha chiesto tempo per esaminare la copiosa documentazione depositata dalla difesa. Un rinvio tecnico, che però allunga i tempi di una vicenda giudiziaria già complessa. L’inchiesta si inserisce in un quadro più ampio che continua a interrogare la città sul rapporto tra politica, gestione del denaro e legalità. Le prossime udienze saranno decisive per chiarire ruoli, responsabilità e provenienza dei fondi finiti al centro del nuovo processo.

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