«Non chiamatemi enfant prodige», il violino magico del barese Paride Losacco

La musica sinfonica quando era ancora nella pancia della mamma lo ha sicuramente indirizzato, ma Paride Losacco, quasi 19enne e violinista già affermato deve alla sua tenacia i traguardi già raggiunti. Lui non si risparmia, sacrificando i momenti di svago per lo studio. «Ho un obiettivo nella vita che è quello di diventare un musicista, come professione. Ed è quello che cerco di realizzare quotidianamente, passo dopo passo, con tanto impegno e tanti sacrifici, e quindi con questo obiettivo mi pongo da solo dei limiti, delle regole».

Chi è Paride Losacco

Vincitore del Premio delle Arti 2023 di Violino e del Terzo premio alla XVI edizione del Concorso internazionale “Wieniawski-Lipinski” di Lublino, ha conseguito il Diploma accademico di Primo Livello col massimo dei voti al Conservatorio di Bari. La sua versatilità, dal barocco al contemporaneo, gli è valsa nel 2022 la vittoria unanime del Premio “Riccardo Cerocchi” a Sermoneta, dove gli è stata assegnata anche la Borsa “Goffredo Petrassi”. Ma non solo: è stato ospite di importanti istituzioni quali i Festival Pontino di Sermoneta e di Nuova Consonanza di Roma, l’Accademia Filarmonica Romana, la Fondazione Walton a Ischia, Fasanomusica, Barletta Piano Festival, Accademia dei Cameristi. È stato solista con l’Orchestra del Teatro Petruzzelli, l’Ico della Città Metropolitana di Bari, l’Oles di Lecce e l’Orchestra Sinfonica di Matera.

Come nasce

«Tutti questi riconoscimenti mi rendono estremamente orgoglioso e felice del percorso finora fatto – sorride – ma io credo semplicemente di stare facendo il mio lavoro e niente di più. Anzi, sento di poter fare ancora meglio ed è per questo che continuerò a studiare, non mi cullerò su ciò che ho guadagnato finora». La passione cominciata «quando ero nella pancia di mia madre, e lei mi portava ai concerti della stagione sinfonica, operistica, è lì che è nato l’amore per la musica. Che non è solo per quella classica, ma anche per altri generi, a 360 gradi. E questo lo devo a mio padre che a casa ha una collezione infinita di cd, che mi ha inculcato la passione anche per rock, punk, grunge, rap.

I maestri di vita

«Maestri di vita ne ho tanti – spiega – a partire dai miei amici più stretti, musicisti e non, per passare ai miei genitori, mio nonno e al mio maestro Francesco d’Orazio, che mi sento di ringraziare dal più profondo perché si dedica a me con una passione e una pazienza senza limiti. Però al di là di tutto ciò mi sento di ringraziare tutti i maestri che sono passati attraverso il mio curriculum di studi fino a questo momento, perché ognuno mi ha dato tutto ciò che poteva».

Il rapporto con i genitori

La passione per lo studio della musica dalla mamma, che è insegnante di Conservatorio «e mi sta accanto in ogni passo che io faccio – racconta – Per questioni lavorative, da un anno, mio padre non può starmi accanto come vorrebbe, ma io lo sento sempre vicino in ogni cosa che faccio. Ho un bellissimo rapporto con entrambi: diverso ma bello allo stesso modo».

Gli amici

Durante il percorso del Conservatorio uscite e rapporti con gli amici molto limitati, ma non se ne pente: «Sento di aver sacrificato molto nella mia vita, ma ho uno scopo, che è quello appunto di fare quello che sto facendo ma all’ennesima potenza. Credo di essere solamente all’inizio di una lunga strada in salita. Il mio obiettivo – afferma Paride – è migliorarmi sempre di più, farmi conoscere. E può avvenire solamente con tanto altro impegno e tanti altri sacrifici. Ho tanti amici fraterni a cui voglio un sacco di bene: li rispetto e loro rispettano quello che faccio, sanno che se io ho un concerto o un concorso, che ho delle priorità, le uscite vengono in secondo piano».

L’amore?

C’è anche l’amore nella sua giovane vita: «Ho trovato una ragazza che è fantastica e che mi capisce in ogni cosa che faccio, è una persona che ha passione per lo studio, forse più di quanta ne abbia io e questo credo sia una cosa bellissima perché mi sprona a migliorarmi sempre di più. Questo porta una relazione avanti e ad alimentare il sentimento tra le due parti: spronarsi e migliorarsi a vicenda, questa è la chiave».

Il passato e il futuro

E traccia un primo bilancio dei suoi primi 19 anni: «Se guardo indietro, vedo un ragazzino che non aveva capito, ancora non maturo – sorride – che si lamentava delle uscite e delle feste che gli venivano sottratte, ma adesso mi sono reso conto che i sacrifici fatti stanno portando a qualcosa, perché l’obiettivo finale non è stato ancora per niente raggiunto. Se guardo avanti vedo una lunga salita alla cui vetta c’è un punto di ristoro che è quello del successo, della felicità da raggiungere con tanto altro sacrificio e studio».

Professione musicista

Ma guai a chiamarlo enfant prodige. «Non sopporto quando mi chiamano enfant prodige, perché non hanno capito niente – precisa Paride – sono solo un ragazzo che si impegna per fare quello che gli piace, e cioè il musicista. Perché ho scelto di dedicarmi alla musica? Perché ho trovato nella musica un mondo che mi appartiene, tanti ragazzi, tante persone con cui imparo a condividere emozioni fortissime, che per la strada, a scuola e in altre parti non riesco a trovare».

La sfida alla paura

Nell’ultimo periodo, tra concorsi e concerti, sta imparando a uscire dalla comfort zone, «casa, mia madre, suonare al conservatorio di Bari – ammette – Sto sperimentando ambienti che non conosco e mi fanno paura, la competizione con qualcuno che so essere molto più bravo di me. Fare un concerto dinanzi a un pubblico immenso fa molta paura, ma ho trovato anche qui un mondo che mi appartiene, che mi piace dalla A alla Z. Quando sono sul palco provo divertimento, struggimento, felicità, tristezza, perché vengo coinvolto al cento per cento e cerco di coinvolgere chi mi sta davanti, a volte guardando il pubblico negli occhi. Anche uscire dalla comfort zone fa crescere».

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