Approderà oggi in Consiglio comunale la delibera contenete gli indirizzi per le nomine dei vertici delle aziende partecipate del Comune di Bari. Dopo una lunga genesi, il documento dovrà essere discusso dai consiglieri che potranno suggerire eventuali modifiche prima dell’approvazione definitiva. Le forze di maggioranza hanno già espresso la propria soddisfazione per le linee di indirizzo stabilite dal neo assessore alla Legalità Nicola Grasso. Ma non sono mancate le prime polemiche.
Le prime proteste
Le nuove regole anticipate dall’assessorato alla Legalità e dall’amministrazione comunale sulle nomine all’interno delle partecipate, non convincono ad esempio la Ugl, come spiega il segretario Provinciale di Bari Antonio Caprio. «Apprendiamo dagli organi di stampa , le nuove regole che intende adottare la Giunta, le quali mi lasciano molto perplesso. Pensare che a svolgere il ruolo di presidente o amministratore unico possa essere solo un laureato, lo trovo del tutto discriminatorio, la qualità, la capacità, di esercitare un ruolo, non è dato dal grado d’istruzione – aggiunge il sindacalista – mi sembra come se tale figura venga costruita a tavolino, fermo restando che se tali nomine vengano valutate dalla politica secondo dei criteri stabiliti, non si possa parlare d’imparzialità nello svolgimento delle loro funzioni. Tra l’altro inserire la documentata esperienza di almeno 5 anni attraverso l’esercizio di attività comprovata in compiti direttivi in società di capitali, in enti di settori attinenti, ovvero enti pubblici o pubbliche amministrazioni, comprendendo anche la scelta di includere i docenti universitari, il campo dei partecipanti si restringe ancor di più». Caprio conclude il suo intervento con una domanda. «Ma siamo certi che chi svolgerà questo ruolo dedicherà il suo tempo nell’interesse dello sviluppo della partecipate? O svolgerà questo compito solo come ripiego? Ritengo che questo non può essere il modo migliore per far funzionare al meglio le partecipate del comune di Bari, le aziende partecipate e i loro organismi debbano essere scelti nell’interesse della collettività e non di certo provando a mettere in campo una sorta di manuale Cencelli, mascherato da criteri discriminatori. Tutti i cittadini baresi hanno il diritto di partecipare a un bando pubblico che siano essi laureati o diplomati, purché capaci di svolgere al meglio un ruolo cosi importante».