«Chi utilizzerà le famose perle vetrose dovrà essere ben consapevole di assumersi delle responsabilità sui potenziali impatti ambientali di questo rifiuto. E posso assicurare che, qualora questo impianto sarà realizzato, ci troveremo in una condizione non più di rischio, ma potenziale verifica di danni». È l’allarme di Agostino Di Ciaula, Presidente del comitato scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment), rispetto all’ipotesi di realizzazione dell’impianto di ossicombustione NewO nella zona industriale tra Bari e Modugno
L’ordinanza della Cassazione darebbe il via libera, almeno in via teorica, all’insediamento dell’impianto. Cosa pensa di questa decisione?
«Non è una cosa che mi meraviglia. Siamo nel paese che ha annullato la sentenza del processo “Ambiente Svenduto” con un’acciaieria ancora in funzione che continua a inquinare. E siamo l’unico paese al mondo, anzi direi l’unica regione al mondo, ad avere autorizzato un progetto come quello della NewO, che non a caso non è mai stato realizzato da nessun’altra parte».
A quali rischi si va incontro?
«I rischi sono emersi in maniera chiara durante l’iter istruttorio e sono legati alla tecnologia, che presenta ancora enormi incertezze dal punto di vista tecnico e dal punto di vista di impatto ambientale e sanitario. Le autorità regionali si sono assunte la responsabilità di questa decisione e semmai l’impianto diventare realtà, utilizzo il se perché non sono ancora del tutto convinto, saranno responsabili anche delle eventuali conseguenze negative».
Cosa la spinge a credere che non sarà realizzato?
«Motivi di sostenibilità economica. Con tutti i dubbi che si porta dietro, l’impianto dovrebbe essere realizzato a ridosso di comuni che non vogliono destinarvi rifiuti. L’unica cosa certa è che brucerà rifiuti per produrne altri, ma ancora non è chiaro se quelli prodotti andranno a finire in una discarica per rifiuti speciali, oppure, come vorrebbero i proponenti, saranno destinati all’edilizia».
Dai cittadini, ai comitati, passando per le aziende della zona industriale. La preoccupazione però inizia a crescere…
«Siamo tutti molto preoccupati. Gli unici che sembrano non essere preoccupati sono le autorità regionali che lo hanno autorizzato».
È possibile che queste stesse autorità facciano un passo indietro?
«Non sono un esperto legale. Di certo l’iter non è concluso, c’è ancora l’Arpa che ha un parere compiuto da esprimere. Ci sono delle prescrizioni, formulate nell’ambito del procedimento autorizzativo. C’è spazio abbondante per eventualmente rivedere le decisioni».