Attraverso l’analisi del Dna gli inquirenti sperano di risalire a ulteriori elementi in relazione al neonato di poco meno di un mese di vita trovato morto nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di Bari.
Durante l’autopsia, dal corpo del piccolo (chiamato Angelo dal sindaco di Bari, Vito Leccese, su proposta dell’arcivescovo Giuseppe Satriano) sono stati prelevati dei campioni per tracciarne un profilo genetico. Si tratta di accertamenti standard, nel caso di vittime non identificate, che potranno però aiutare gli inquirenti (le indagini della squadra mobile di Bari sono coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea) anche ad avere ulteriori elementi relativi alla dinamica del fatto.
Le indagini procedono sul doppio filone dell’abbandono di minore a carico di ignoti e dell’omicidio colposo, ipotesi quest’ultima per la quale sono indagati il parroco Antonio Ruccia e il tecnico Vincenzo Nanocchio.
Le consulenze svolte sulle apparecchiature presenti nel locale adibito a culla hanno fatto emergere come il materassino con i sensori, che avrebbe dovuto far partire la chiamata al cellulare del parroco, non funzionasse, e come il climatizzatore (forse per una perdita di gas) emettesse aria fredda e non calda. Il bambino, dai primi risultati dell’autopsia, sarebbe morto per ipotermia.