SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Bari, una residente dell’Umbertino: «La movida? Giusto divertirsi ma serve rispetto» – L’INTERVISTA

La storia dell’avvocato Patrizia Dell’Acqua è emblematica: vive e lavora nel cuore della movida barese, in Largo Giordano Bruno, nel palazzo del Kursaal Santa Lucia, e le finestre dei suoi appartamenti al primo e al secondo piano si affacciano sul Lungomare Araldo di Crollalanza e sulle strade laterali. Un punto cruciale, lì dove la generazione…
l'edicola

La storia dell’avvocato Patrizia Dell’Acqua è emblematica: vive e lavora nel cuore della movida barese, in Largo Giordano Bruno, nel palazzo del Kursaal Santa Lucia, e le finestre dei suoi appartamenti al primo e al secondo piano si affacciano sul Lungomare Araldo di Crollalanza e sulle strade laterali. Un punto cruciale, lì dove la generazione Z sembra non dare più tregua ai residenti.

Avvocato, la situazione è davvero così insostenibile?

«Il mio studio è al secondo piano e durante il giorno non si pone alcun problema. Qui lavoro con tranquillità da ben 25 anni. La mia abitazione, invece, si trova al primo piano e ci abito da circa otto anni. Nel corso del tempo sono arrivata ad un compromesso con il “chiasso”».

Ha assistito negli anni a un aumento del “vociare”? Come ha reagito?

«Ho constatato un crescendo vertiginoso di movimento notturno. Sotto casa mia c’è un noto locale, molto frequentato che ormai da diversi anni ospita gruppi musicali che suonano dal vivo, fino a notte. È stato il primo esercizio commerciale del quartiere a proporre musica, ma non si rispettavano i limiti di orari e di acustica secondo le ordinanze dell’epoca. Così le mie telefonate alla polizia urbana per far sì che i vigili arrivassero sul posto erano quasi giornaliere. Risultato? Nulla di fatto: mi rispondevano dicendo che erano troppo impegnati o che non avevano pattuglie a disposizione. Mi sentivo abbandonata e non tutelata».

Si arrese?

«No. Una notte, verso le 2, non riuscendo a chiuder occhio, esasperata, scesi in pigiama con sopra il cappotto e mi presentai nel locale. Affrontai i gestori minacciando querele supportate da video e foto. Da allora la situazione è migliorata».

Vale a dire?

«Quando il volume della musica e gli schiamazzi sono insopportabili, chiamo uno dei soci e lui provvede a far ristabilire i “toni”».

In quale periodo l’intero quartiere si è ribellato?

«Fino a circa otto anni fa la zona era del tutto tranquilla, poi i tanti luoghi di aggregazione hanno fatto cambiare volto».

Cosa propone da residente?

«Ci vuole più presenza di agenti. Comprendo molto bene le giuste esigenze dei giovani e degli esercenti, ma esagerare con urla nel pieno della notte è solo disturbo della quiete pubblica. È necessaria la presenza di pattuglie di polizia urbana che sanzionino i veri e i soli responsabili delle violazioni normative».

Lei, in casa, ha provveduto a montare infissi con vetri a taglio termico. Non bastano a proteggersi dal chiasso?

«Non sono sufficienti; nel silenzio delle ore notturne ogni singola voce è amplificata. Al vociare comunque ci si abitua, non è una cosa poi così fastidiosa. Il problema sono le grida».

Quali le alternative per venire incontro all’energia dei giovanissimi?

«Dopo una certa ora sarebbe giusto spostarsi nello spiazzo non lontano della rotonda, sul lungomare. Lì si è a distanza dalle abitazioni e si può cantare liberamente».

Quindi a suo dire, in scaletta, quali i punti importanti per fronteggiare la diatriba?

«Maggiore controllo del territorio, anche con multe per chi non rispetta le regole; una maggiore tolleranza da parte dei residenti sul “vociare” quando questo è più che altro un brusio. Autorità da una parte e civiltà dall’altra».

CORRELATI

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!