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Movida a Bari, i residenti dell’Umbertino contro la nuova ordinanza: «Così noi non ci stiamo»

«L’amministrazione faccia le sue scelte e se ne assuma la responsabilità. Noi a questo gioco non ci stiamo». Arriva dura la risposta dei residenti del quartiere Umbertino di Bari che contestano la nuova strategia del sindaco Vito Leccese, pronto a emanare una nuova ordinanza basata sulle linee guida del codice di autoregolamentazione proposto a gennaio dagli stessi esercenti e (quasi) mai rispettato. Con il provvedimento, che vedrà la luce nelle prossime settimane, si torna in pratica alla sperimentazione avviata nei mesi scorsi, con scarsi risultati, e adottata dopo le due ordinanze restrittive volute da Leccese. «Il famigerato codice di autoregolamentazione non solo non ha dato frutti, ma ha dilapidato quanto di buono si era faticosamente ottenuto nel periodo di vigenza delle ordinanze» attacca Mauro Gargano, presidente del comitato di salvaguardia della zona Umbertina, sottolineando che «compito dell’amministrazione comunale è tutelare e garantire i diritti primari dei cittadini residenti e far rispettare le norme esistenti».

La rabbia dei residenti

Se da un lato i residenti si scagliano contro la reale efficacia del codice di autoregolamentazione e i relativi controlli delle forze dell’ordine ritenuti assenti, dall’altro evidenziano i risultati positivi ottenuti con le passate ordinanze. Norme che disciplinavano l’orario di apertura delle attività e lo stop alla somministrazione, riportando però, «almeno per tre mesi, vivibilità nell’Umbertino». Ma «come avevamo previsto in breve si è ritornati al far west – spiegano i residenti – Sono ritornati i massivi assembramenti, vivibilità nuovamente compromessa, inquinamento acustico notturno ritornato costantemente oltre i limiti di legge e illegalità diffusa».

La nuova ordinanza

Uno dei vantaggi del trasformare il codice in ordinanza, sarebbe la possibilità del Comune di intervenire sanzionando chi lo violi. Tra i punti contenuti nel documento originale c’è l’istituzione dei “facilitatori”, dipendenti dei locali con il compito di monitorare i livelli di rumorosità all’interno e all’esterno delle attività e regolare gli ingressi il rispetto delle regole. Sarebbero previsti anche dei presidi fissi in zona, attivi tutti i giorni dalle 22 a chiusura, e in contatto diretto con le forze dell’ordine. «Ora sembra si voglia riesumare quel guscio vuoto insistendo in “esperimenti” fallimentari che mirano a mantenere lo status quo (in particolare favorendo le massive aggregazioni da consumo con conseguente carico antropico insostenibile per il contesto territoriale) – concludono dal comitato – Il tutto ancora una volta sulla pelle dei residenti, i cui diritti primari vengono costantemente sacrificati».

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