L’invito ad abbassare i toni esteso dal sindaco Vito Leccese tanto ai residenti del rione Umbertino, quando ai giovani frequentatori delle piazzette e dei locali tra largo Adua e il lungomare, non pare abbia sortito gli effetti sperati. In una lotta tra interessi opposti, quelli di residenti, esercenti e giovani che rivendicano il loro diritto al divertimento, che sembrano sempre più difficili da conciliare.
Le criticità
L’ultimo episodio in ordine di tempo, prontamente documentato e postato sui social network da Mauro Gargano presidente del Comitato di salvaguardia della zona Umbertina, risale alla notte a cavallo tra sabato e domenica. Vero l’1.30 di notte, i residenti vengono svegliati dagli schiamazzi in strada prodotti dalla folla di ragazzi all’esterno dei locali. Quando i residenti iniziano a riprendere la scena, parte il coro di sfida rivolto verso i balconi: «Se non butti l’acqua noi non ce ne andiamo». Il riferimento è ai fatti del 7 e 8 maggio, durante la festa di San Nicola, quando oltre 2mila persone si sono ritrovate in piazza ben oltre le due di notte con gli altoparlanti a tutto volume e cantando “Maledetta Primavera”. Per cercare di far cessare gli schiamazzi, i residenti erano stati costretti a gettare acqua dal balcone nel vano tentativo di disperdere la folla.
Lo scontro
La lotta tra una parte dei residenti e degli avventori dei locali sembra dunque destinata a non esaurirsi troppo presto, mentre il Comune sta studiando una serie di misure per cercare di decongestionare la zona Umbertina. Al vaglio, ad esempio, la pedonalizzazione di un tratto di lungomare in corrispondenza dei locali, per allargare l’area a disposizione degli avventori e più lontana dalle case. Intanto non si arrestano le lamentele come spiega Mauro Gargano, presidente del Comitato di salvaguardia. «Questa è la situazione reale e abituale nell’Umbertino. Altro che “tutto va bene” o “quanto avvenuto nelle notti in concomitanza con San Nicola è stato un episodio” che sentiamo ripetere nelle narrazioni di comodo. Ci domandiamo: ma la somministrazione all’esterno di alcool non è vietata dalla normativa nazionale dopo le ore 24? Chi controlla il rispetto di tale divieto normativo? A che serve la pattuglia della polizia locale ferma sul lungomare, a debita distanza dal punto caldo, se non interviene per il rispetto della legalità? Dove sono tutti quegli accorgimenti (Noise Ambassador, Personale della security d’area, telecamere in rete e altro) o i comportamenti virtuosi tanto decantati nel “codice di autoregolamentazione” sottoscritto oltre 4 mesi fa? Noi continuiamo a documentare, altro allo stato non possiamo fare. Un domani qualcuno dovrà rispondere per questa persistente lesione di diritti costituzionalmente garantiti, che oramai si protrae da anni».