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Molfetta, il sindaco Minervini chiede la revoca degli arresti domiciliari: attesa per la decisione del Riesame

Ha presenziato di persona all’udienza del tribunale del Riesame, che si è tenuta ieri, il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, anche se a parlare per lui in questa fase sono stati solo i legali. La sua linea difensiva è chiara: si professa innocente. Ieri i suoi avvocati (Tommaso Poli e Mario Malcangi) hanno chiesto la…
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Ha presenziato di persona all’udienza del tribunale del Riesame, che si è tenuta ieri, il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, anche se a parlare per lui in questa fase sono stati solo i legali. La sua linea difensiva è chiara: si professa innocente. Ieri i suoi avvocati (Tommaso Poli e Mario Malcangi) hanno chiesto la revoca della misura cautelare ai domiciliari. Per rafforzare la sua posizione Minervini, non si è dimesso e anche questo per lui è un gesto per smontare tutte le accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip, Maria Chiddo. E’ indagato insieme ad altre tredici persone di peculato, corruzione, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, turbata libertà degli incanti, frode, truffa e falso. All’accusa di depistaggio, visto che, mesi addietro, ha bonificato il suo ufficio dalle microspie, ha risposto che temeva un complotto e pensava di essere spiato da organi non istituzionali. Il giudice del Riesame ha accolto i documenti e si è riservato la decisione fra qualche giorno, dovrà esprimersi entro 48 ore.

Richiesta per la dirigente

Le misure cautelari e dunque i domiciliari per il primo cittadino sono stati disposti da Marina Chiddo, Gip di Trani. E ai domiciliari è finita anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis, anche per lei ieri è stata chiesta la revoca del provvedimento cautelativo e dunque la libertà, mentre ci sono state, sempre in maniera cautelativa interdizioni per altri due dirigenti comunali, Alessandro Binetti e Domenico Satalino, che hanno avuto il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. E lo stesso divieto c’è stato per l’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo mentre per il finanziere, per Michele Pizzo è stato disposto il divieto di dimora, come misura cautelare, ma ieri stesso la Procura ha annullato il provvedimento perchè l’uomo è in pensione: non può reiterare il reato.

L’inchiesta

La Procura di Trani al sindaco e alle altre persone coinvolte nell’inchiesta contesta una sfilza di reati e l’inchiesta è solo una costola di una indagine più vasta che inizia nel 2022 col sequestro del cantiere dell’area mercatale di Molfetta, avvenuto a luglio di tre anni fa.

Solo in un secondo momento, sotto la lente d’ingrandimento di inquirenti e investigatori sono finite la procedura per la realizzazione del nuovo porto commerciale e quella per la gestione dello sportello di orientamento al lavoro “Porta Futuro” dove il sindaco Minervini ed altri avrebbero, secondo l’accusa, truccato la gara, depistato le indagini. Infatti le accuse, tra le altre, vanno dal peculato alla rivelazione di segreti di ufficio, per il Gip c’era una talpa che informava sulle inchieste. Il sindaco nega.

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