Categorie
Attualità Bari

Minori e violenza, le responsabilità delle famiglie: parla l’esperta Valeria Montaruli – L’INTERVISTA

Ha fatto notizia, giorni fa, la baby gang che ha esploso pallini di gomma contro un migrante, in corso Vittorio Emanuele, procurandogli escoriazioni. Una violenza gratuita che non è seguita a una querela formale; sebbene i carabinieri siano riusciti a identificare l’autore dell’aggressione. Di questo e altre tipologie di reato abbiamo parlato con la presidente del Tribunale per i minorenni di Bari, Valeria Montaruli, che ha competenze nella Bat, nel Foggiano e nell’area garganica.

Presidente, qual è la tendenza dei reati che vedono protagonisti i minori?

«In generale, dal 1 luglio 2024 al 30 giugno 2025, sono aumentate in modo notevole le segnalazioni, le prese in carico e i procedimenti per vari tipi di violenza: lesioni personali, risse, e reati contro il patrimonio tra cui le rapine. In crescita, ma in maniera meno evidente, anche i reati sessuali. Sono stabili, invece, i numeri connessi ai reati commessi via web tra cui la pedopornografia».

E i fenomeni di bullismo?

«Sicuramente sono legati all’escalation di violenza. Cause che arrivano da lontano e che vedono protagonisti minori che provengono da contesti familiari disgregati che non hanno sufficienti strumenti educativi e culturali. Sono fenomeni spesso accompagnati da dispersione scolastica, primo segnale di disagio del minore, alla frequenza discontinua della scuola fino ad arrivare al totale abbandono degli studi. Rilevante, e connesso ai reati violenti, è l’aumento dello spaccio di sostanze stupefacenti: non solo relativo alle droghe leggere, ma anche a quelle pesanti come la cocaina. C’è anche un considerevole abuso di alcol».

Riguardo allo spaccio di droghe, ci si riferisce a minori vicini agli ambienti criminali o anche a ragazzi che spacciano per acquistare lo smartphone di nuova generazione o altro?

«Un po’ di tutto. Storicamente, a Bari, a Bitonto e nel foggiano, ci sono ragazzi vicini a realtà criminali organizzate. Ma siamo ancora in assenza di un vero e proprio fenomeno di criminalità organizzata giovanile. Si tratta di aggregazioni casuali di ragazzi che non hanno i connotati tecnici delle associazioni per delinquere. La cosa che allarma è che il fenomeno si sta diffondendo anche tra minori che non appartengono a nuclei familiari appartenenti a contesti criminali. Si tratta di ragazzi che provengono da famiglie normocostituite; e questo è sicuramente un segnale di allarme che indica che c’è un aumento del coefficiente di fragilità dei nuclei familiari, della scarsa tenuta della scuola e, di conseguenza, un incremento della fragilità dei ragazzi».

Cosa rende le famiglie fragili?

«Premettendo che non sono una sociologa, ho aperto il tribunale a progetti di ricerca fatti da esperti che faranno monitoraggi specifici. Allo stato attuale osservo, accanto alla crescita di questi fenomeni di disagio e devianza giovanile, un aumento della conflittualità nei nuclei familiari che produce, come conseguenza, un’altissima percentuale di nuclei familiari disgregati e la cosiddetta violenza invertita, cioè commessa dai ragazzi nei confronti dei genitori. Per il minore il primo riferimento è il nucleo familiare. Se la cellula familiare non tiene, abbiamo già un elemento di rischio nella crescita e nel percorso evolutivo del minore. Dal Covid in poi, sono anche aumentati problemi di violenza intrafamiliare come maltrattamenti e abusi».

I minori subiscono anche i comportamenti ritorsivi tra genitori separati. Quali sono le conseguenze?

«Esiste un fenomeno importante e reale di violenza e abuso nelle famiglie. La conflittualità sfocia in quella che è stata definita, in modo improprio, nella “sidrome della madre malevola”. Senza volere dare un’accezione clinica al termine, nella conflittualità familiare esistono comportamenti estremi che perseguono l’intento di screditare l’altro genitore; per rancori personali non risolti o per possessività rispetto ai figli per citarne alcuni. Le cause sono diverse e il compito dell’autorità giudiziaria è quello di verificare, caso per caso, e fare distinzioni tra i fatti gravi di abuso e violenza, un fenomeno reale, diffuso e sommerso, e le situazioni di grave conflittualità e di manipolazione del minore che viene spesso triangolato in queste dinamiche patogene che possono destabilizzare i minori».

Quali sono i reati che vedono protagonisti i minori che la preoccupano di più?

«Di sicuro la violenza intrafamiliare. Ricorrente e in aumento è anche il disagio legato a contesti di svantaggio economico e socioculturale, fenomeno particolarmente evidente nel foggiano e nell’area garganica. Dal Tribunale ordinario arrivano poi anche le conflittualità familiari che il Tribunale per i minorenni gestisce con l’ausilio di mediatori e specialisti».

Cosa possono fare i media per favorire una inversione di tendenza a livello culturale?

«Molto, a mio parere. Cominciando a fare emergere le cose positive e raccontando di realtà virtuose a sostegno di minori e famiglie. Nei procedimenti penali, abbiamo progetti di messa alla prova conclusi, al 90%, con esito positivo. Ragazzi completamente recuperati. Ma anche i progetti di educazione alla legalità producono ottimi risultati».

Lascia un commento Annulla risposta

Exit mobile version