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Mafia, tredici arresti a Bari: «Dal “battesimo” all’organizzazione: così agiva il clan Strisciuglio» – VIDEO

Sono complessivamente 12 le persone ritenute vicine al clan Strisciuglio arrestate stamattina dai carabinieri del comando provinciale di Bari. Le misure di custodia cautelare, emesse dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia (Dda), sono state eseguite a Triggiano e negli istituti penitenziari di Lecce, Trani, Larino, Napoli, Lanciano, San Gimignano e Viterbo, dove alcuni degli indagati sono già detenuti.

Le accuse a loro carico sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e tentata estorsione aggravate, porto e detenzione di armi da sparo clandestine e da guerra, ricettazione, lesioni personali aggravate, accensioni ed esplosioni pericolose, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

L’indagine denominata “Lockdown” è stata condotta dal settembre 2019 al maggio 2023, rappresenta un approfondimento dell’inchiesta “Vortice – Maestrale” e fotografa le attività del clan Strisciuglio nel quartiere San Paolo di Bari.

Il “battesimo”

Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno ricostruito l’operatività del clan nel quartiere del capoluogo pugliese, delineandone gli assetti organizzativi, i ruoli ricoperti dai singoli sodali, “battezzati” con riti di affiliazione, le dinamiche criminali interne e le numerose attività illecite (in particolare traffico di droga ed estorsioni sui cantieri) commesse per il controllo del territorio.

I carabinieri hanno trovato manoscritti in cui erano specificati e riportati i riti di affiliazione necessari per entrare a far parte del clan con formule, rituali e giuramenti.

I “summit” sotto i portici delle case popolari durante il Covid-19

Durante il periodo del Covid-19 e il lockdown, spiegano i carabinieri, gli indagati si sarebbero riuniti in veri e propri “summit di mafia” sotto i portici delle case popolari, definite «roccaforte del clan». In queste circostanze, ritengono gli inquirenti, «venivano prese le decisioni per compiere atti intimidatori, pestaggi e sparatorie».

Rientrano in questo contesto gli attriti sorti tra componenti della famiglia Vavalle, storica antagonista degli Strisciuglio al San Paolo, e gli stessi Strisciuglio: l’episodio più grave si è registrato nel marzo del 2020 con l’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco verso la porta di un bar, un’auto e una macelleria.

L’organizzazione delle attività criminali

Il clan, secondo l’accusa, avrebbe gestito un imponente traffico di droga, avvalendosi di luoghi di stoccaggio nascosti e in alcuni casi riconducibili a insospettabili, comunemente definiti «cupe», in cui sono stati trovati ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, armi clandestine e da guerra, munizioni e denaro contante.

Su alcune banconote sequestrate, sottolineano i carabinieri, «erano anche riportati a penna i nomi degli affiliati ai quali le stesse dovevano essere consegnate come sostentamento».

I proventi delle attività illecite, come ricostruito nel corso delle indagini, «confluivano in una cassa comune» ed erano utilizzati «per l’acquisto di partite di droga da immettere nelle piazze di spaccio, per l’assistenza legale dei sodali tratti in arresto e per il sostentamento dei detenuti e dei loro familiari, anche per farli desistere da eventuali propositi di collaborare con la giustizia o di transitare in clan rivali».

Proprio dalle carceri, i vertici del clan riuscivano, «non solo attraverso le “ambasciate” comunicate all’esterno per il tramite di familiari, ma anche in via diretta tramite cellulari detenuti illegalmente, a impartire disposizioni agli affiliati liberi e a essere, da questi ultimi, quotidianamente aggiornati sulle dinamiche criminali. I referenti principali del clan, del quale è stato ricostruito un ben definito schema organizzativo di tipo piramidale, con regole precise e condivise, si riunivano ogni sabato per effettuare la contabilità ripartendosi i proventi, derivanti da tutti gli affari illeciti».

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