Uno degli imputati nel processo (in rito abbreviato) nato dall’inchiesta della Dda di Bari “Codice interno“, Michele Nacci, ha raccontato di aver ricevuto da Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale pugliese in carcere da febbraio per scambio elettorale politico-mafioso, soldi e altre utilità (come buoni pasto e benzina) per «procacciare voti» in vista delle comunali di Bari del 2019, in cui era candidato in ticket con la moglie di Olivieri, Maria Carmen Lorusso.
L’inchiesta ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina.
Nacci è stato ascoltato oggi nel corso dell’udienza in cui ha rilasciato dichiarazioni spontanee al gup Giuseppe De Salvatore, ammettendo alcuni episodi di compravendita di voti.
A processo in abbreviato ci sono 108 imputati, altri 15 (tra cui Maria Carmen Lorusso) sono a dibattimento. Per l’accusa, nel 2019 Olivieri avrebbe comprato voti da tre clan di Bari per favorire l’elezione al consiglio comunale della moglie.
Nacci risultò primo dei non eletti. Assistito dall’avvocato Carlo Russo Frattasi, Nacci ha spiegato di essersi attivato per «interesse personale» (perché candidato) e precisato che soldi e regali servivano per convincere persone con cui non aveva particolare confidenza o che non conosceva.
Nacci ha anche spiegato di non aver avuto contatti con i cugini di sua suocera Bruna Montani, Leonardo e Bruno Montani, ritenuti appartenenti all’omonimo clan del quartiere San Paolo.
Nel corso dell’udienza di oggi ha parlato anche la stessa Bruna Montani, che ha detto di aver chiesto voti ai suoi cugini (referenti di due gruppi della curva nord di Bari) ma di essere stata «rispedita al mittente». I tre Montani sono tutti a processo tra ordinario e abbreviato.
Nelle prossime sei udienze davanti al gup (la prima il 4 dicembre) inizierà la discussione dei pubblici ministeri.
Solo in un momento successivo – ha deciso il gup – ci sarà l’interrogatorio di Giacomo Olivieri, del boss del quartiere Japigia Savino Parisi e di suo figlio Tommaso, cantante neomelodico.