Sono in tutto 69 gli indagati nella maxi operazione condotta dai finanzieri del Gico di Bari, che stamattina hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a 22 persone, tra le quali il boss Giuseppe Misceo, detenuto nel carcere di Secondigliano, dal quale comunicava regolarmente con i suoi affiliati all’esterno, grazie all’utilizzo di più telefonini.
Il gip Giuseppe Battista, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, nelle prossime ore ascolterà altre 10 persone soggette a interrogatorio preventivo, come prevede la legge.
Nell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Bari, e durata un anno e mezzo, è stata monitorata la vendita di droga in tutto il sud barese, approvvigionata da Gianni Palermiti, figlio del boss di Japigia, Eugenio.
Ma anche le frizioni con il clan Annoscia, generate da un episodio di controllo delle case popolari (alla morte di una donna, entrambi i clan avevano già le chiavi) ma fondata sul controllo delle attività illecite nella zona. Nell’indagine sarebbe stata accertata anche l’infiltrazione nell’economia pulita, con l’acquisto di una frutteria in corso Benedetto Crice, a Bari, e di un bar a Noicattaro. Ma anche gli elevati quantitativi di hashish, cocaina e marijuana, distribuiti capillarmente, 24 ore su 24, usando anche la tecnica del cestino calato in strada.
Tra gli arrestati anche Alessandro Rubino, ritenuto uno degli ultimi “favellanti” esistenti. E cioè coloro che sono in grado di ripetere a memoria la lunga “favella” durante i summit per i battesimi o gli innalzamenti mafiosi.